domenica 28 settembre 2014

"Giardini d'Irlanda" di Matteo Comai

Che cosa succederebbe se un giorno per caso venissimo catapultati in un mondo parallelo abitato da fate, elfi, maghi e streghe?

Charlie, giovane giornalista di un piccolo paese di confine, da un giorno all'altro viene inspiegabilmente trasportato in un mondo parallelo popolato da creature bizzarre di cui nessuno immagina l'esistenza.

Il protagonista, in un susseguirsi frenetico di incontri con folletti dispettosi, nani, sirene, orchi e splendide fenici, trova come compagno di avventura una simpatica creatura, Grol, che gli spiegherà come il mondo fantastico che ha la fortuna di visitare purtroppo è in pericolo e che lui è l'unico che può salvarlo. Forze malvagie minacciano la serenità del Regno delle Fate: il terribile Mago Uossul ha creato un imponente esercito per distruggere la Fata che regna con armonia e giustizia tra le altre creature.

Le pagine sono sbranate da uccelli rapaci e accese di verdi paradisi, bruciate da fiumi di fiamme e colorate di prati carichi di sole. Il racconto, sorretto da un ritmo serrato e coinvolgente, si svolge tra foreste terrificanti e fiori vaporosi, tra colloqui di bestie feroci e insetti velenosi, nel vento infernale della notte, nella dolcezza rosa del tramonto, nel lago in tempesta, nella furia di personaggi orrendi e crudeli, di streghe, di maghi, di placide ondine, di creature scherzose e gentili. 

Questo libro (Marco Serra Tarantola Editore) può ridare ai ragazzi di oggi lo stupore del fiabesco e la limpidezza della verità. Realtà e fantasia vivono abbracciate fissando sempre la stella del bene.

I "Giardini d'Irlanda" vivono dentro di noi, sono abitati da un piccolo popolo dispettoso, ma fedele e sincero, e li possiamo visitare ogni volta che chiudiamo gli occhi e ci lasciamo cullare dalle nostre emozioni, basta coltivarli con un po' di fantasia.


Disponibile su Libreria Serra TarantolaIbs, LibreriaUniversitaria.it, Unilibro, Abebooks, Amazon oppure ordinabile nelle librerie.

lunedì 22 settembre 2014

Air Show con le Frecce Tricolori, artisti dell'aria


In una calda domenica di fine settembre la folla assiepata sul lungolago di Bardolino è in attesa dell'arrivo delle Frecce Tricolori, la pattuglia acrobatica che dagli anni Sessanta tinge i cieli italiani ed esteri dei colori della nostra bandiera nazionale. Le incredibili esibizioni dell'F16 dell'aeronautica belga, le dimostrazioni dell'elicottero della Guardia di Finanza e di quello dell'Aeronautica Militare, sono solo alcuni degli ingredienti dell'Air Show 2014 che ha il suo apice quando, tra le note dell'Inno di Mameli, le Frecce Tricolori fanno il loro trionfale ingresso nel cielo di Bardolino, caratteristico borgo affacciato sulla sponda veronese del Lago di Garda. Le circa 250mila persone accorse per l'occasione, tra meraviglia e stupore, alzano lo sguardo verso lo stormo composto da dieci velivoli Aermacchi MB-339, di cui nove in formazione e un solista. Lo scroscio di applausi è d'obbligo. Lo show è incredibile, ad alta tensione e carico di fascino e adrenalina, tra mirabolanti acrobazie, looping, incroci, cadute verticali, figure a cuore, aperture, ricongiungimenti e lo spettacolare finale con il passaggio a bassa quota mentre gli altoparlanti intonano il "Nessun dorma" di Luciano Pavarotti e il cielo si colora di verde, bianco e rosso. Assistere a un Air Show è un momento straordinario, la potenza di questi aerei e l'abilità dei piloti lascia senza fiato. All'arrivo dell'F16 le anatre si alzano in volo spaventate, il rombo dei motori è assordante e un brivido percorre la folla che resta letteralmente a bocca aperta quando l'aereo sale alto nel cielo per poi precipitare avvitandosi su se stesso. Quando riprende il volo la tensione della folla si allevia tra applausi e grida di stupore. Le peripezie delle Frecce Tricolori e le incantevoli pennellate con cui tingono il cielo sopra il Lago di Garda sono l'apoteosi di un pomeriggio in cui le code in automobile, la ressa e il caldo passano in secondo piano tanto è l'entusiasmo che questi acrobati hanno suscitato. Ora mano al programma, in attesa di poter assistere al più presto ad un nuovo show di questi fenomenali artisti dell'aria.

martedì 16 settembre 2014

L'uomo e l'orso


Poco tempo fa ho letto un romanzo di Bill Bryson, giornalista e scrittore americano, intitolato "Una passeggiata nei boschi". Ho aspettato con ansia il momento in cui l'autore, protagonista di una bellissima avventura sulle montagne degli Appalachi negli Stati Uniti, si trovasse a tu per tu con un orso. Le pagine scorrono veloci mentre Bryson descrive con ironia la propria fatica, le disavventure in cui si imbatte, le volte che si perde, ma soprattutto le meraviglie dei boschi che attraversa ogni giorno. Ma ciò che lo spaventa e affascina di più è il tanto temuto incontro con l'orso. Sa che potrebbe capitare. Quell'orso che forse lo fiuta, tanto da avvicinarsi alla tenda durante una notte di accampamento. Non svelo se Bryson l'orso l'ha incontrato oppure no.
Il punto è che l'orso è un animale incredibilmente affascinante, simbolo di tante località di montagna, tra cui il Parco Adamello Brenta. Ecco che l'orso compare nelle storie per bambini, morbido come un peluche, goloso di miele, tenero e goffo nei suoi atteggiamenti, come quando si gratta la schiena contro la corteccia degli alberi. L'orso però è un animale, e come tale agisce. La montagna è il suo habitat naturale, vive tra i boschi e cerca di evitare gli uomini. Ma non sono rari alcuni attacchi alle persone, soprattutto in luoghi dove la natura è così bella ma tanto ostile, come in Nordamerica, dove la media è di due attacchi fatali all'anno, solitamente se l'orso è ferito o se si tratta di una femmina con dei cuccioli. 

A Pinzolo, in una giornata di Ferragosto piuttosto movimentata, l'orsa Daniza ha reagito d'istinto. Come tutti sanno una mamma difende i suoi cuccioli, e l'orsa non ha esitato ad attaccare il malcapitato cercatore di funghi quando se l'è trovato di fronte. Le pagine dei giornali hanno riportato per settimane questa storia che ha scosso e diviso l'opinione pubblica in tutta Italia, soprattutto nel Trentino. L'uomo ha raccontato cosa è accaduto facendosi medicare per le ferite riportate alla schiena e alla gamba. La procedura in questi casi porta alla cattura dell'animale, non escludendone l'abbattimento. Si è optato per il trasferimento dell'orsa in un'altra zona, è stata monitorata e controllata, ma durante la cattura l'anestetico l'ha uccisa.
Gli animalisti sono insorti contro gli abitanti del luogo che difendono il proprio compaesano e la decisione di catturare l'orsa. Ne sono seguite manifestazioni, proteste e qualche parapiglia. 

Un orso è un animale. E' l'istinto che lo guida. La montagna è la sua casa e non esita a difendere i suoi cuccioli se si sente minacciato.

Qualunque appassionato di montagna non si fa mancare una passeggiata nei boschi, in cerca di funghi, di more o mirtilli. A quanti è capitato di imbattersi in un capriolo, in una marmotta o in uno scoiattolo.
Ma in un orso?

Ecco allora che la domanda è d'obbligo. Chi ha ragione? Gli animalisti che difendono Daniza o i sostenitori del cercatore di funghi? 
Si sarebbe potuti arrivare ad un accordo pacifico per tutti, orsa compresa. Ma le cose sono andate diversamente e ormai è troppo tardi. 

Con l'inverno alle porte l'appello è che almeno per i due cuccioli si faccia qualcosa, che una volta calmate le acque non ci si dimentichi di loro.
E che questa triste storia possa servire per migliorare i rapporti tra uomini e animali, in una sorta di reciproco rispetto.

giovedì 11 settembre 2014

11 settembre, una data da non dimenticare


11 settembre.
Una data entrata tristemente nella storia e nella memoria di tutti coloro che, anche se indirettamente, l'hanno vissuta. Da quel giorno sono cambiate molte cose, il mondo intero è stato scosso dai terribili attentati negli Stati Uniti. 

Quando siamo stati a New York, circa tre anni dopo, Ground Zero portava ancora i segni della devastazione. Là dove svettavano le Twin Towers, le Torri Gemelle, ci siamo imbattuti in un'enorme voragine, un cantiere a cielo aperto dove cominciava la ricostruzione dell'intera area. Alcuni grattacieli limitrofi erano ancora in fase di ricostruzione. Il silenzio era surreale, interrotto solo dal rumore delle gru e dalle tristi note di un musicista di fronte ai fiori e alle fotografie delle vittime. Mi sono soffermato a lungo di fronte alle lastre che riportavano i nomi delle circa tremila persone che hanno perso la vita. Ho provato a immaginare il terrore e lo sgomento provato dai newyorkesi quel maledetto martedì mattina dell'11 settembre 2001.

C'è il sole, ogni cittadino di Manhattan si appresta ad affrontare quella che dovrebbe essere una normale giornata di lavoro o di scuola, un giorno come tanti. Intorno alle nove il primo boato, lo schianto del primo aereo contro la torre nord. Incredulità. Paura. Dopo poco il secondo terribile impatto, contro la torre sud. Schianti che portano al crollo delle torri stesse e al collasso di altri edifici limitrofi. Chi si trova sulle rive dell'Hudson River resta attonito di fronte alla skyline di una Manhattan che fuma, che brucia, come se fosse avvolta da un enorme incendio. Ma lo scenario è apocalittico, tra cenere e macerie, inimmaginabile persino per il miglior regista di film di fantascienza.

Quel giorno mi sono recato normalmente al lavoro. In Italia era pomeriggio quando c'è stato il primo impatto. Hanno cominciato a girare alcune voci, deboli, incerte.
"E' successo qualcosa negli Stati Uniti..."
"Sembra che un aereo sia finito contro una della Torri Gemelle, a New York..."
"No.. sono due aerei..."
"Allora non si tratta di un incidente..."
"Ma contro le due torri più alte che si vedono nei film ambientati a Manhattan?!"
"Sì.. dicono che sono crollate!"
"Impossibile! Tutte e due?"
"Ma chi è stato?"
"Perché?"
Incredulità, stupore, confusione.
Prima tra i colleghi, poi alla radio in macchina, poi a casa.
E in tutto il mondo.
La carrellata di notizie allucinanti che arrivano dagli Stati Uniti è spaventosa. Viene confermato un possibile attentato terroristico alle Torri Gemelle. Poi anche il Pentagono viene colpito da un altro aereo. Dicono che un altro velivolo sembra diretto sulla Casa Bianca. Ma i passeggeri tentano in qualche modo di riprendere il controllo. Tuttavia precipita in un campo in Pennsylvania. 
I giornali americani intitolano "U.S. Attacked", "Devastation", quelli italiani "Attacco all'America", e altro ancora.

L'11 settembre viene ricordato anche come il giorno dell'eroico sacrificio di più di quattrocento soccorritori tra vigili del fuoco del Fire Department e agenti del Police Department di New York.
Di fronte al cratere del Trade Center il vuoto è incolmabile. Osservo un grosso camion dei vigili del fuoco utilizzato quel giorno. Sopra svetta la bandiera a stelle e strisce. A lato una grossa croce realizzata con due travi in ferro prelevate dai detriti.

Da quel giorno il mondo è cambiato. Sono nate nuove guerre, prima in Afghanistan, poi in Iraq. Altri attentati hanno scosso l'Europa, da Madrid a Londra. 

L'11 settembre resta una data da non dimenticare.
Ogni anno mi soffermo qualche istante. Nel 2001, pochi giorni dopo l'attentato, il mondo intero si è fermato per un minuto di silenzio, in memoria delle vittime innocenti. Scuole, industrie, uffici, negozi. Successivamente sono stati eretti monumenti, dedicate strade, ogni paese del mondo ha voluto dare il proprio contributo nel suggellare il ricordo di quel giorno.

Ogni anno, l'11 settembre, ripenso a quei momenti. I più piccoli ora lo leggono sui libri di storia, ma in tanti lo possiamo raccontare. 

E mai dimenticare.



domenica 7 settembre 2014

Recensione del libro "Il Quaderno di Eva" di Elena Magnani


Quando Eva coglie il frutto dell'albero proibito, quello della conoscenza del bene e del male, dando inizio al peccato originale, viene cacciata insieme a Adamo dal Paradiso Terrestre. Come è stato rappresentato da Michelangelo Buonarroti nella decorazione della Cappella Sistina i meravigliosi paesaggi del giardino dell'Eden dipinti nella Creazione lasciano spazio a luoghi tremendamente spogli e desolati. Per la religione ebraica Eva, intuendo di essere allontanata o uccisa per il tradimento commesso e temendo che un'altra donna potesse prendere il suo posto come compagna di Adamo, avrebbe ingannato l'uomo facendogli credere che se lei fosse morta lui sarebbe rimasto solo, convincendolo quindi a peccare e morire con lei. 
Il nome Eva deriva dalla parola "vivente", "che genera la vita", e Eva fa di tutto pur di sopravvivere.

Dopo il successo del suo primo romanzo Lucifer, la stella del mattino, la scrittrice Elena Magnani torna alla ribalta con una nuova ed accattivante sfida.
Il Quaderno di Eva (Parallelo 45 Edizioni) è una sorta di diario che molte donne un giorno vorrebbero trovare, un quaderno dove trovare risposte ai propri problemi prendendo spunto dalle vicende delle donne che precedentemente l'hanno utilizzato. Ed è a sua volta un quaderno dove scrivere e poter confessare le paure, ma anche l'irrefrenabile desiderio di rivalsa. 

Il Quaderno di Eva è un romanzo che cattura il lettore all'istante. Le pagine scorrono veloci, la scrittura è fluida. Ogni parola, ogni frase è colma di sentimenti e stati d'animo. C'è sincerità, ma anche sospetto e paura. Ci sono amore e odio, lealtà e tradimento. Eva è donna, moglie, madre, figlia, amante, sorella. Eva si maschera di perdono, ma si tinge poi di vendetta. Eva è tutto ciò che traspare dalle vicende delle singole donne che hanno trovato questo quaderno. Problemi coniugali, gelosie, inganni e ricatti. Donne sole, abbandonate, fragili, senza risposte, senza futuro, lasciate a se stesse.
Ma Eva chiama Eva. Ed ecco che in una sorta di passaparola, il quaderno passa di mano in mano arricchendosi di storie di vita diverse tra loro, ma così tragicamente simili. 

Elena utilizza parole talvolta forti per trasmettere il suo messaggio, Il Quaderno di Eva è una storia fuori dagli schemi, inquietante, spaventosa. Si potrebbe definire una "not politically correct idea". A volte si sorride per la malizia delle donne coinvolte, ma si resta subito attoniti di fronte alla spregiudicatezza di alcune Eva, di fronte alla tenacia con cui meditano e portano a termine la propria vendetta. Tuttavia c'è da riflettere e meditare a lungo sulla condizione della donna di oggi, sul femminicidio e sul fenomeno dello stalking.

"Il Quaderno di Eva.
Potrebbe capitare persino a te di riceverne uno. E se leggendolo, ti rendessi conto che c’è una via d’uscita, cosa saresti disposta a fare pur di ottenere ciò che vuoi?"

Eva chiama Eva. Anime svuotate dalla violenza che decidono di utilizzarla a loro volta per tornare alla vita. Giusto o sbagliato? Ciascuno è libero di giudicare.


lunedì 1 settembre 2014

Pellegrinaggio a Medjugorje, tra fede e mistero



Tre anni fa ci siamo recati in pellegrinaggio a Medjugorje. Abbiamo viaggiato di notte attraversando la Slovenia e tutta la Croazia, per poi arrivare in Bosnia Herzegovina la mattina seguente.

Tra montagne e distese pianeggianti siamo arrivati a Medjugorje dopo circa dodici ore di viaggio. Tra alberghi e case non certo nuovissime, si attraversa la via piena di negozi di souvenir religiosi (anche questo è un business..) prima di arrivare davanti al Santuario della Regina della Pace, una bella chiesa con due campanili, dove nella spianata posteriore è stato realizzato un grande palco per le messe all’aperto, visto l’enorme afflusso di fedeli.
Arrivati per l’apparizione della veggente Mirjana del 2 settembre, ci viene detto che ci sono in città circa settantamila persone!

Il mattino scorre con la Santa Messa al Santuario e la visita della statua in bronzo del Cristo Risorto che goccia dalle ginocchia, luogo di culto e preghiera. Alcuni ritengono quest'acqua miracolosa, altri provano a darne una spiegazione scientifica.  
Nel pomeriggio ci rechiamo in visita alla comunità di suor Kornelia (un orfanotrofio) per un momento di preghiera e per sentire la sua testimonianza. Poi tornando verso la chiesa aspettiamo che arrivi la sera per l’ora dell’Adorazione, in un silenzio incredibile. 

La pensione dove pernottiamo è alquanto.. fatiscente. Letti sfatti, con lenzuola e coperte bucate, bagno minuscolo con l’acqua stagnante nel piatto della doccia, porte rotte, lampade simili a quelle a olio di una volta. Va bene che siamo in pellegrinaggio, va bene lo spirito di sacrificio, ma… siamo finiti in una bettola! Ci servono per pranzo e cena la stessa zuppa. Ma non importa. Dormiamo poco, perché al mattino la sveglia è alle 4 per poterci incamminare di buon’ora verso la Collina delle Apparizioni, il Podbrdo, nella frazione di Bijakovici.
L’appuntamento è fuori dalla casa della veggente Vicka, con il gruppo di Paolo Brosio (l’ex giornalista ora convertito alla fede e accompagnatore di vari gruppi di pellegrini a Medjugorje; riesco a incontrarlo, mi fa una dedica sul libro... non so se quello che dice sul suo cambiamento è tutto vero, ma sembra sincero e tanto basta), la guida Michele Vasilj (che avevamo incontrato già il giorno prima) e l’altra guida Mirela.
Ci incamminiamo sul sentiero piuttosto ripido e sassoso, un percorso a forma di “A” con le tappe della Via Crucis. Ci fermiamo alla croce dove è apparsa la prima volta la Madonna e anche in un altro punto dove c’è la statua della Vergine e dove avvengono le apparizioni notturne.
Mi stacco un po’ dal gruppo e raggiungo la Croce Blu discendendo il sentiero e facendomi strada tra la folla (dicono che a mezzanotte c’erano già ventimila persone sulla collina!).
Qui assistiamo all’apparizione di Mirjana verso le nove del mattino. Riesco a malapena a scorgere Mirjana, ma si percepisce il momento. Sulla collina dopo le preghiere cala improvvisamente un incredibile ed enigmatico silenzio… Il cuore batte forte, avverto molto calore... una donna portata vicino alla veggente urla e si dimena mentre la tengono ferma...
Poi il messaggio della Madonna viene divulgato in varie lingue. Sul Krizevac, l’altro monte luogo di culto di Medjugorje, si erge la famosa croce meta di pellegrinaggio, e nel cielo le nuvole formano una grande croce che pare sia la sua proiezione… suggestione o altro? Medjugorje è sicuramente un luogo mistico, incontro di fede e preghiera, di rinnovo spirituale, dove pare accadano anche fenomeni inspiegabili come la rotazione del sole o la sua palpitazione durante le apparizioni ai veggenti. Sicuramente qualcosa accade, ma non bisogna farsi condizionare dalle persone che a loro volta si fanno trascinare dall’emozione o dall’esaltazione.

Il ritorno è lento a causa della gran folla che fa ritorno verso Medjugorje. Più tardi ci rechiamo in una comunità cui Brosio è molto legato dove vengono aiutati i ragazzi bosniaci dalla fine della guerra dei Balcani.
Nel pomeriggio ci rechiamo alla comunità Nuovi Orizzonti (fondata in Italia) prima di andare a fare una gita alle cascate di Kraviza, una serie di cascate a forma semicircolare con un bel laghetto, in una conca a pochi chilometri da Medjugorje. Molto suggestivo, e finalmente un po’ di fresco dopo la calura.
La sera ritorniamo alla Croce Blu per vivere un momento di raccoglimento senza la folla del mattino.

Il giorno seguente ascoltiamo la testimonianza del veggente Ivan seguita da quella di un viceparroco di Medjugorje, padre Danko. C'è sempre una grande folla che ascolta in silenzio sotto il sole che scotta.

I sei veggenti (Vicka, Ivanka, Mirjana, Marija, Ivan, Jakov) hanno avuto le prime apparizioni nel 1981, quando erano ancora ragazzi. Dopo trent’anni le hanno ancora, in diversi luoghi e in diversi momenti. Ritengo improbabile una truffa (che sarebbe colossale) perpetrata ai danni della Chiesa, dopo torture psicologiche (dei veggenti) e anche fisiche (di padre Jozo, l’allora parroco che fu arrestato) da parte della polizia comunista e successivamente dei serbi. Credo che le apparizioni avvengano davvero, non posso sicuramente spiegarle e soprattutto so che è difficile crederci. Credo anche che la natura sveli lati a noi sconosciuti e che in certi luoghi della Terra accadano fenomeni misteriosi. Medjugorje è un po' come Fatima o Lourdes dei secoli scorsi, forse anche allora la maggior parte della gente che viveva proprio nel momento dell’apparizione della Madonna non credeva. I veggenti sono ancora in vita, hanno ancora le apparizioni, portano con sé i Dieci Misteri… Dicono che quando li riveleranno sarà prima che accada ciò che i misteri stessi celano, forse appunto perché chi non crede possa credere.

Ciò che si può far trasparire da questa bella esperienza è sicuramente che a Medjugorje si vive la pace e la sensazione di un luogo positivo, di un posto di incontro tra le genti. Sta a ciascuno di noi ricavare ciò che meglio crede e ciò che ritiene sia necessario al proprio spirito e alla propria pace interiore.