“Il
lungomare era stato trasformato in una tendopoli che dopo quattro anni formava
uno strato compatto di plastica, stoffa e cartone inerte e duro. Non
interessava nemmeno più ai gabbiani e ai ratti. Nelle piazze c’erano cataste di
corpi e nelle fosse comuni giacevano cadaveri ricoperti di calce. Il porto era
stato consumato da un incendio così vorace che aveva deformato pure il ferro
delle cancellate, riducendo le banchine a piazzali anneriti. Rimanevano in
piedi le gru e le pile di container arrugginiti. Un paio di navi giacevano
coricate sul fianco come megattere spiaggiate”.
Queste
righe, tratte da “Anna”, l’ultimo libro di Niccolò Ammaniti, potrebbero essere
un incipit perfetto per questo romanzo dai risvolti apocalittici. La
protagonista è una bambina di tredici anni, Anna, che deve sopravvivere in un
mondo flagellato da un virus terribile che sta sterminando l’intera umanità.
Gli unici immuni sono i bambini, che non sviluppano il virus della “Rossa” fino
all’adolescenza.
La
trama si svolge in una Sicilia irriconoscibile, tra case abbandonate e file di
automobili ridotte a carcasse arrugginite e coperte di polvere, nella
desolazione più totale, in una tristezza infinita, dove ogni essere umano è
stato colpito, tranne appunto i più piccoli. Cani randagi e affamati si
aggirano in branco come lupi scarniti e feroci. Anna dovrà fronteggiare bestie
fameliche e orde di bambini seminudi che si muovono come tribù indigene in
città fantasma. Lo spettro della fame accomuna i sopravvissuti che svaligiano
case e negozi, arraffando ogni cosa che possa essere utile. In tanto orrore
cambia la percezione di cosa è giusto o sbagliato, mutano i valori e i
sentimenti, si ruba e si uccide per sopravvivere, i bambini giocano con ossa
umane, le raccolgono e le usano come fossero costruzioni in un gioco macabro e
spaventoso.
Anna
è una bambina che in pochi anni ha visto la propria vita cambiare
improvvisamente. Grazie a un diario che la mamma le ha lasciato prima di morire,
“il libro delle cose importanti”, riesce ad organizzarsi e a provvedere al
fratello più piccolo. In lei domina un grande senso di responsabilità, non
vuole deludere sua madre nemmeno quando questa è ridotta a uno scheletro. Badare
al fratello è un suo compito, deve provvedere al cibo e alle medicine, e
soprattutto non vuole che il piccolo conosca tutta la verità. Ma non tutto ciò
che accade è prevedibile, il diario ha dei limiti, la mamma non poteva certo
immaginare tutto ciò che il futuro avrebbe riservato per i suoi figli. Anna è
una ragazzina determinata, intelligente, coraggiosa, e sa destreggiarsi in ogni
situazione. Vagherà per terre abbandonate, tra cumuli di immondizia e distese
di cenere, insieme al fratello talvolta disperso, affascinato da quelle orde di
bambini così simili a lui che lo rapiscono e lo portano via. Anna sperimenta
l’amore, quello vero che porta gioia e speranza anche nei momenti più
terribili. Sicura che il destino possa esserle favorevole cerca in ogni modo di
lasciare la Sicilia. Le autostrade lunghe e incredibilmente deserte fanno da
cornice al suo cammino lento e faticoso verso l’agognata salvezza in cui lei
vuole credere, verso la Calabria e il continente, dove spera di cambiare il
destino suo e del fratello.
“Anna”
è un romanzo avvincente, da leggere tutto d’un fiato. Non ci si può annoiare,
il cataclisma di Ammaniti è così terrificante da far aggrappare il lettore a
ogni singola pagina. La storia si svolge in un contesto a dir poco aberrante,
in un mondo crudele e spietato. “Anna” è sconvolgente, triste, impietoso,
catastrofico e talvolta nauseante. Ma la fluidità della narrazione, le vicende
dei protagonisti a cui subito ci si affeziona e ci si immedesima, le loro
emozioni, il contesto in cui si svolge la storia in una Sicilia dai luoghi
conosciuti come Palermo o Cefalù, rendono questo romanzo avvincente e
imperdibile. Si potrebbe dire che la storia raccontata da Ammaniti non è nuova,
già altri hanno scritto di epoche post-apocalittiche e virus letali. Nel film
“Io sono leggenda” tratto dall’omonimo romanzo di R. Matheson, il protagonista
interpretato da Will Smith, vive una situazione analoga a quella di Anna, in
una New York annientata da un terribile virus. O anche in altri film come
“Contagion” o “Virus letale” l’umanità soccombe in uno scenario terrificante.
Ma la capacità di Ammaniti sta nel trasportare e rappresentare questa
apocalisse in una terra inusuale come quella di una regione italiana che
solitamente poco si presta a scenografie di questo tipo.
“Anna”
è un libro per gli amanti del genere fantascientifico, dell’horror, ma anche di
chi sa apprezzare quel tipo di romanzo in cui l’avventura si mescola a vicende
surreali. L’affermazione “La vita non ci appartiene, ci attraversa”, riportata
anche nella quarta di copertina, riassume il concetto base a cui questo libro
fa riferimento, cioè che non tutto è prevedibile, e che l’uomo è solo una
pedina nelle mani del destino.