Adelaide scrutò
l’orizzonte appoggiata alla balaustra della nave che da tre giorni solcava le
onde dell’Oceano Atlantico. Mentre il vento le scompigliava i capelli, la donna
ricordò l’ultima volta che aveva attraversato quell’immensa distesa blu.
Adelaide era
ancora una bambina. Abitava in un piccolo paese di campagna, ma ogni estate
trascorreva qualche giorno di vacanza nella casa del nonno, giù nella baia, in
un villaggio di pescatori. Andava sempre in spiaggia a giocare con la sabbia e
a fare un tuffo nel mare. Una mattina come tante si era alzata, aveva fatto
colazione, si era messa il costume, ma improvvisamente si era accorta che il
nonno non era in casa. Dal porticciolo giungevano voci concitate e Adelaide,
più che mai incuriosita, era uscita di corsa per andare a vedere cosa fosse
successo. Al porto aveva incontrato il nonno, il quale tutto emozionato, le
aveva detto che quella notte una gigantesca balena si era incagliata sulla
spiaggia. Una balena! Adelaide era rimasta con la bocca spalancata. Non aveva
mai visto una balena. Aveva guardato verso la spiaggia dove un’enorme macchia
scura risaltava nella sabbia bianca. Senza pensarci un attimo aveva corso a
perdifiato raggiungendo il cetaceo in pochi minuti. Al suo cospetto Adelaide si
sentiva molto piccola. La balena era così grande da intimorire chiunque. Poco
dopo era arrivato anche il nonno insieme a un folto gruppo di pescatori. Tutti
discutevano e imprecavano perché sapevano che la salvezza dell’animale era una
questione di tempo. Se non avessero riportato subito la balena in mare aperto,
entro poche ore sarebbe morta. Il nonno si era dato un gran da fare e anche lei
aveva dato una mano. Donne e bambini riempivano i secchi con l’acqua del mare e
li rovesciavano sull’animale per inumidirlo. Gli uomini si erano divisi in due
squadre: alcuni si occupavano di imbragare la balena con reti e funi, altri
avevano messo a disposizione i loro pescherecci per trascinare il cetaceo nel
mare e condurlo alla salvezza. Adelaide si era avvicinata alla balena e l’aveva
accarezzata, poi era salita sulla barca del nonno. Il rumore dei battelli rimbombava
nella baia, i comignoli sbuffavano e la balena sofferente emetteva deboli richiami.
Adelaide osservava le operazioni con il cuore in gola. Quando finalmente le
barche avevano preso il largo trascinando il cetaceo per qualche miglio in mare
aperto, lei era rimasta appoggiata alla balaustra a vedere la maestosa creatura
che riprendeva vita. Infine la balena era stata liberata in mezzo all’oceano e Adelaide
aveva gioito abbracciando il nonno e saltellando sulla prua della nave. In
lontananza la balena aveva soffiato un getto d’acqua altissimo e con la grossa
coda alzata pareva salutare e ringraziare i suoi salvatori. Adelaide l’aveva
vista inabissarsi per sempre nella maestosità dell’oceano e una lacrima le era
scesa lungo il viso. Da quel giorno non aveva più visto la balena e nemmeno la
casa del nonno che, una volta tornati in porto, si era accasciato sul pontile.
Il cuore debole non aveva retto agli sforzi di quei giorni. Adelaide era
tornata con i suoi genitori nella casa di campagna e da allora non era più salita a bordo di una nave.
“Signora, tutto
bene”? domandò un giovane in divisa facendo sobbalzare la donna.
Adelaide, destata
bruscamente dai ricordi, annuì al marinaio. Si asciugò una lacrima con il dorso
della mano lasciando la balaustra. Quindi rientrò nella cabina senza nemmeno accorgersi
dell’enorme balena che seguiva la scia della nave.
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