"Furore" è triste, duro e spietato, come altrimenti non potrebbe essere una vita condotta in miseria, ma rispecchia i sentimenti di un popolo stremato che in quegli anni ha lasciato il Midwest per la California in una vera e propria odissea, tormentato dalle banche, dai grandi proprietari terrieri, dall'avvento dei trattori, alla ricerca di una nuova vita.
Lo stile di Steinbeck è impeccabile, come in altri suoi romanzi leggendari narra delle condizioni della povera gente, come in "Uomini e topi", "Pian della tortilla", "La perla", "Vicolo Cannery". Gente comune, contadini, pescatori, lavoratori, uomini, donne, bambini. Ci si affeziona ai personaggi, ci si immedesima nella loro situazione, si soffre con loro. Ma nella loro triste vita emergono valori meravigliosi come l'amore, l'amicizia, la dignità, il rispetto.
E come disse Tom Joad alla madre:
"Be', magari è come diceva Casy, che uno non ha un'anima tutta sua ma solo un pezzo di un'anima grande... e così..."
"E così che, Tom?"
"E così non importa. Perchè io ci sarò sempre, nascosto e dappertutto. Sarò in tutt'i posti... dappertutto dove ti giri a guardare."
Riporto questo paragrafo in cui si racchiude l'essenza del furore di Steinbeck:
Da "Furore", cap.25
"La primavera è splendida in California. Le valli dove cresce la frutta sono mari fragranti, screziati di rosa, e di bianco. I primi viticci dell'uva, sbucati dai vecchi ceppi contorti, si spandono a cascata ricoprendo i tronchi. Le verdi colline in fiore sono tonde e morbide come seni. E sulle pianure ortive si stendono a perdita d'occhio le schiere di pallide lattughe e minuscoli cavolfiori, l'irreale grigio-verde delle piante di carciofi.
Poi di colpo le foglie si affacciano sui rami, e i petali cadono dagli alberi da frutta e tappezzano di rosa e di bianco la terra. Il cuore dei germogli si gonfia e prende forma e colore: ciliegie e mele, pesce e pere, fichi che racchiudono il fiore nel frutto. Tutta la California freme di vita nascente, e i frutti si fanno pesanti, e gravano sui rami fino a curvarli, tanto che bisogna puntellarli finché il peso non li schianti...
Gli uomini che lavorano nei campi, i proprietari dei piccoli frutteti, guardano e calcolano. La stagione è florida. E gli uomini sono fieri, perché è con la loro competenza che sanno rendere florida la stagione...
E per prime maturano le ciliegie. Tre centesimi al chilo. Al diavolo, come facciamo a raccoglierle a questo prezzo? Ciliegie nere e ciliegie rosse, succose e dolci, e gli uccelli si mangiano la metà di ogni ciliegia e le vespe vengono a ronzare nei buchi fatti dagli uccelli. E i noccioli cadono a terra e si seccano, con i lembi di polpa ormai nera che gli marciscono intorno.
Le prugne violette si fanno tenere e dolci... Non possiamo raccoglierle, asciugarle e ramarle... Non possiamo pagare nessun tipo di paga. Allora le prugne violette tappezzano il suolo...
E le pere si fanno gialle e tenere. Cinque dollari la tonnellata. Cinque dollari per quaranta cassette da venticinque chili. Alberi potati, terreni irrigati, e poi tutta la trafila... Non ce la facciamo. E le pere gialle e tenere cadono dagli alberi e si spiaccicano al suolo. Le vespe succhiano la polpa tenera, e c'è odore di fermentazione e marciume...
E l'uva. Non possiamo fare vino buono. La gente non può permettersi il vino buono. Allora strappa i grappoli dalle vigne, grappoli d'uva buona, d'uva cattiva, d'uva mangiata dalle api. Pressa i gambi, pressa insieme polvere e acini marci. Ma nei tini ci sono peronospora e acido formico. Carica zolfo e tannino. L'odore della fermentazione non è quello corposo del vino, è odore di decomposizione e sostanze chimiche. Al diavolo, l'alcol c'è. Si possono sbronzare.
I piccoli coltivatori vedono i loro debiti montare come una marea. Curano le piante ma non vendono il raccolto...
L'anno prossimo il piccolo frutteto farà parte di una grande azienda, perché i debiti avranno strozzato il proprietario. Il vigneto apparterrà alla banca. Solo i grossi proprietari possono sopravvivere...
La decomposizione si estende a tutta la California... Il prodotto delle radici, delle vigne e degli alberi dev'essere distrutto per tenere alto il prezzo, e questa è la cosa più triste e amara di tutte. Camionate di arance rovesciate a terra. Gente che fa chilometri di strada per prendersi la frutta buttata, ma bisogna impedirlo. Come fai a vendergli le arance a venti centesimi la dozzina se possono pigliare la macchina e andare a caricare gratis? E allora uomini muniti di pompe spruzzano kerosene sui mucchi di arance, e sono furiosi per quel delitto, furiosi come la gente venuta a prendersi la frutta buttata...
E la puzza di marcio riempie il paese. Si brucia caffè nelle caldaie delle navi. Si brucia mais per riscaldare... Si buttano patate nei fiumi e si mettono le guardie sugli argini per impedire alla gente affamata di ripescarle. Si scannano maiali e si seppelliscono...
Un delitto così abietto che trascende la comprensione, una piaga che nessun pianto potrebbe descrivere. Un fallimento che annienta ogni nostro successo...
Gli affamati arrivano con le reticelle per ripescare le patate buttate nel fiume, ma le guardie li ricacciano indietro...Allora restano immobili a guardare le patate trascinate dalla corrente, ad ascoltare gli strilli di maiali sgozzati nei fossi e ricoperti di calce viva, a guardare le montagne di arance che si sciolgono in una poltiglia putrida; e nei loro occhi cresce il furore..."