domenica 29 giugno 2014

Lo Spirito del Pianeta


Anche quest'anno ci siamo recati al polo fieristico di Chiuduno (Bg) per il festival internazionale dei gruppi tribali e dei popoli indigeni del mondo, Lo Spirito del Pianeta. Qui si respira un'aria positiva, le persone arrivano a migliaia ogni anno per poter avvicinarsi a culture solitamente lontane e spesso poco conosciute. I rappresentanti delle varie etnie si siedono tutti insieme in cerchio sulla collina del parco. Si confrontano, portano le proprie testimonianze, discutono sul futuro della nostra "Madre Terra", il tutto in perfetta armonia e nel reciproco rispetto. Già, perché nessuno vuole apparire migliore degli altri, qui si cerca solo di far conoscere ai visitatori e agli altri gruppi le proprie origini e la propria cultura. Ciascun popolo racconta della propria terra, narra della sua storia e delle proprie origini. Gli altri ascoltano e intervengono solo quando è il loro turno. Ci sono momenti di silenzio che racchiudono tante parole, i rappresentanti dei vari popoli si osservano e si conoscono. Tra canti e danze, tra preghiere e momenti spirituali, si respira l'aria di un mondo che rischia di scomparire, ma che vive ancora nel cuore di tante persone.
E' sempre bello passeggiare e curiosare tra gli stand di artigianato etnico, si scoprono cose nuove, sculture in legno, lampade colorate, oggetti ornamentali e molto altro. Ma ciò che caratterizza questo festival è proprio la presenza di questi popoli nei propri abiti tradizionali. Ecco quindi che in una fresca sera d'estate puoi fare la conoscenza degli Indiani d'America, quest'anno rappresentati dagli Zuni del New Mexico e dagli Apache dell'Arizona, puoi ascoltare i loro canti e seguire le bellissime danze e i rituali sacri. Oppure ti puoi fermare e chiudere gli occhi mentre il suono dei tamburi riempie l'aria del cielo. O ancora puoi respirare la magia del fuoco sacro. La sua luce e il suo calore rischiarano la notte. Poi ci sono le fantastiche melodie celtiche, le musiche irlandesi e scozzesi, i colori degli Aztechi del Messico, dei popoli dell'Argentina e della Mongolia, i Monaci Tibetani, i Sami che arrivano dalla Russia e i Maoori dalle Isole Cook, oltre a gruppi provenienti dal Togo, dal Burundi e dal Giappone, gruppi musicali italiani e ospiti internazionali.

Qui il mondo si incontra, i colori degli abiti tradizionali di questi popoli si intrecciano in un fantastico arcobaleno. Lo Spirito del Pianeta è un evento imperdibile, e noi sicuramente torneremo anche il prossimo anno.

venerdì 27 giugno 2014

Costa Azzurra, tra mare e aromi provenzali



Al nostro arrivo a Cannes il sole è già alto, il primo caldo estivo si fa sentire. Il nostro albergo si trova in buona posizione in Rue d’Antibes, in pieno centro. Passeggiamo volentieri nella città del “Festival del Cinema”, seducente e affascinante al punto giusto. C'è un bel lungomare sulla Promenade de la Croisette che divide la spiaggia dagli hotel più o meno lussuosi. Alla fine della camminata si arriva al Palais des Festivals, quello del Festival del Cinema appunto, che si tiene nel mese di maggio. Qui ogni anno arrivano attori e registi di tutto il mondo per la premiere dei loro film. Attraversiamo la zona del porto per poi salire nella parte alta della città con il castello Chateau de la Castre da dove si gode di un'ottima vista sul mare e sul centro. E poi di nuovo giù nei caratteristici vicoletti pieni di ristoranti, nel quartiere compreso tra la Gare Routiere (la stazione degli autobus) e il Marche Forville (mercato coperto), dietro al municipio, l'Hotel de Ville. Qui ci fermiamo per cena, ma le escargot e altri piatti tipici francesi che ci vengono proposti non ci attirano. Più che altro ci lascia perplessi la faccia attonita del signore seduto al tavolo accanto che guarda sgomento il suo piatto fumante appena portato dal cameriere. Sorridiamo della sua titubanza, non sembra francese e forse ha scelto a caso un piatto dal menù, e a quanto pare non gli è andata bene. Così ci accontentiamo di una entrecote un po' troppo... cot, ovvero è stato come mangiare la suola di una scarpa. Dicono che la cucina francese sia buona, ma forse abbiamo solo sbagliato ristorante.

La mattina seguente lasciamo Cannes percorrendo la bella strada costiera che partendo da Theoule sur Mer costeggia il promontorio dell’Esterel: ci fermiamo più volte per le dovute soste fotografiche: il panorama è stupendo con di fronte il mare turchese e alle spalle le rocce rossastre delle montagne. 

La strada è lunga, ma la troviamo poco trafficata e ci lasciamo trasportare dalla magia del paesaggio. Giunti a St. Raphael troviamo questa cittadina un po' caotica, ma sembra comunque un buon posto di villeggiatura. 

Decidiamo comunque di proseguire, passando per Saint Maxime fino ad arrivare alla nostra meta, la famosa località turistica di Saint Tropez. Forse è più la fama del nome perché in sé il paese (un tempo villaggio di pescatori) non offre molto e non vale la tanta strada percorsa per arrivarci. E' stata più la curiosità che ci ha spinto fin qui, ma non ci ha entusiasmato. Nel porticciolo ci sono diversi yacht, nei vicoli del paese qualche negozio delle solite firme costose. Apprezziamo alcuni artisti locali che espongono le proprie opere sulla piazzetta del porto. Decidiamo così di raggiungere una spiaggia vicina, molto bella, la Plage de Pampelonne, che scopriamo poi essere una di quelle dove si recava solitamente Brigitte Bardot negli anni Sessanta oltre ad altri personaggi famosi del jet-set internazionale.

Nel pomeriggio ripercorriamo la lunga strada fatta al mattino godendo nuovamente del bellissimo panorama dell’Esterel rientrando a Cannes. Delusi dalla cena della sera precedente ci rechiamo in una pizzeria con gli sgargianti colori della bandiera italiana, ma gestita da francesi. Quando andiamo all'estero prima di recarci in un ristorante italiano di solito ci facciamo tentare dalla cucina locale. Ma dopo due giorni abbiamo fame e optiamo per una classica pizza. Che dire, era buona e abbondante. Meno male. 

Il giorno dopo ancora percorriamo la strada verso i paesi provenzali, imbottigliandoci nel traffico di Antibes e di Cagnes sur Mer. Riusciamo a districarci in poco tempo e finalmente raggiungiamo l’arroccato e caratteristico borgo medievale di St. Paul de Vence, in perfetto stile provenzale, tra gallerie e botteghe di artisti e tra aromi di spezie e lavanda. Qui si respira l'aria della Provenza. Davvero molto carino, come il piccolo paese di Biot che raggiungiamo poco dopo, sempre sulle colline, anche se questo era veramente piccolo. Assaggiamo in una forneria le tipiche paste francesi (sia salate che dolci), proprio deliziose. Poi torniamo verso Antibes dove ci spaparanziamo al sole e ci facciamo un bel tuffo nel mare. Fa caldo, la spiaggia in centro al paese è piccola e affollata, ma non è un problema. Il mare è calmo e la vista sulla città vecchia di Antibes è fantastica. Così la raggiungiamo per fare per un bel giro tra le strade animate del centro. 

Nel ritorno percorriamo la strada che porta a Cap d’Antibes e poi a Juan le Pins, ritornando a Cannes. 

La mattina successiva è già ora di tornare a casa. Ma prima di lasciare Cannes e la bellissima Cote d'Azur ci rechiamo a Marche Forville, il mercato. L'aria è colma degli aromi delle verdure e delle spezie, del profumo dei fiori e della lavanda. Compriamo frutta, pomodori, salvia e basilico. Soddisfatti e inebriati dai profumi provenzali della Costa Azzurra, salutiamo la France e in poco tempo siamo già in Italia.

Non essendo mai sazi di località da visitare ci fermiamo a San Remo dove passeggiando tra il Casinò e le vie affollate del centro ci gustiamo una bella focaccia ligure. Restiamo sulla strada costiera, da Andora al simpatico borgo di Laigueglia arrivando poi ad Alassio, con l’isola Gallinara all’orizzonte. Poi da Ceriale a Loano, e infine di nuovo sulla strada verso casa.

La Costa Azzurra è veramente affascinante, il clima, i suoi colori e i suoi profumi la rendono unica. Ci sono località famose e quindi è normale trovarle affollate, soprattutto in estate, ma non è poi così difficile scoprire quegli angoli nascosti dove è doveroso fermarsi per poter apprezzare tutta la bellezza di questa terra.



mercoledì 25 giugno 2014

Mondiali, Italia rimpatriata amaramente


Il 12 giugno con l'inizio del Mondiale la Gazzetta intitolava "Facciamoli Azzurri".. beh, ci hanno fatto neri e siamo usciti rossi di rabbia e viola di vergogna. Con gli inglesi ci siamo esaltati senza brillare in campo, ma abbiamo vinto. Le amnesie di tal Paletta sono state spodestate dal tormentone sulla sua capigliatura. Sirigu è piaciuto e l'avrei visto bene anche con la Costa Rica al posto di Buffon, anche se il buon Gigi si è superato con le paratone contro l'Uruguay. Chiellini lottatore, ogni tanto però in difficoltà. Deve arrendersi ai vampiri nell'ultima partita, pare che Dracula voglia Suarez nel suo prossimo film. La Disney invece vuole Pirlo nel ruolo di Pisolo dei Sette Nani. Grande rispetto per un grande campione come lui, ma quante dormitine. Thiago Motta si muove come l'omonimo panettone, Immobile lo è di nome e di fatto, a parte quando è sempre in fuorigioco. Fantantonio Cassano ha perso la fantasia, Balotelli invece ha trovato la sua strada, quella di essere scaricato dal gruppo, che delusione Mario. Candreva spinge ma il motore poi rallenta, comunque non si spiega il perchè non abbia giocato contro la Celeste. Verratti che magie, ma che ansia i suoi giochetti, comunque da applausi. Bravo Marchisio, peccato l'ingiusta espulsione. Buon esordio del giovane Darmian, solito lavoro di Barzagli, Bonucci gioca solo l'ultima gara (perchè?), poi De Rossi, De Sciglio, De che noia anche tutti gli altri. Cerci, c'è ma non c'è, per Parolo poche parole, Insigne poco insegna, Abate è fermo come un abete. L'Abete presidente se ne va, con Prandelli che da le dimissioni: dispiace mister, ma non c'eravamo proprio. Al Mondiale si deve arrivare con una formazione titolare collaudata. E quei due o tre che hai lasciato a casa.. scelte e cambi sbagliati, preparazione fisica e mentale inadeguata.. E poi non è solo per il clima o gli arbitri scandalosi (ah, il fenomeno di ieri di nome fa Moreno come quell'altro con la Corea nel 2002..) il motivo di questo fallimento. Almeno lo avete ammesso. Chissà quale sarà il futuro di questa nazionale. Nel 2006 il cielo era azzurro sopra Berlino. Auguriamoci quindi di tornare a tingerlo dei nostri fantastici colori.

venerdì 20 giugno 2014

Il mondo negli occhi di un bambino



"Papà, che cos'è il mondo?"
Il papà chiude il giornale che stava leggendo, guarda suo figlio, lo solleva e lo fa sedere accanto a lui sul divano. 
"Il mondo..." risponde "è il posto dove viviamo, è il nostro pianeta, si chiama Terra. Tutto quello che vedi fa parte del mondo. Le persone, gli animali, le montagne e le città."
"Ma com'è?" chiede il bimbo incuriosito. Sta crescendo, e la sua sete di sapere è sempre più grande.
"Il mondo è rotondo, come una palla. Prova a immaginare un pallone nel cielo. Il mondo, la Terra, è uno dei tanti pianeti che stanno nel cielo, insieme alla Luna, al Sole e alle stelle."
Il bambino distoglie lo sguardo dal padre, scende dal divano e si avvicina alla finestra, scrutando il cielo. Nei suoi occhi si leggono stupore e meraviglia. L'uomo intuisce che suo figlio sta cercando di capire il significato di quelle parole, mentre osserva il cielo in cerca di un qualcosa che assomigli a una palla. Ciò che per un adulto pare ovvio o scontato, non lo è di certo per un bambino in tenera età. Ogni cosa è una scoperta. Così il padre si sente orgoglioso di insegnare qualcosa di nuovo a suo figlio.

Improvvisamente il bambino sbuffa.
"Ma io non vedo niente che assomiglia a un pallone! Ci sono solo alcune nuvole..."
Il papà sorride. Prende in braccio suo figlio e si avvicina a una mensola. 
"Guarda, vedi questo? Sai che cos'è?"
"Cos'è?" chiede il bambino spazientito.
"E' un mappamondo!" risponde il padre afferrando l'oggetto sferico e appoggiandolo sul pavimento. Si sdraiano l'uno accanto all'altro.
"Vedi? Il mondo è fatto proprio così. E' come se qualcuno ha preso una palla e glielo ha disegnato sopra. Tutto quello che vedi colorato di blu e di azzurro è il mare. Come quello dove andiamo noi in estate, solo che qui sono disegnati tutti i mari del mondo, quelli più grandi si chiamano oceani. Tutto il resto che vedi colorato di verde, giallo, marrone... sono i paesi con le montagne e le città. Invece dove vedi il bianco, quelli sono i poli, dove fa molto freddo, lì è tutto ghiaccio. Brrr..." esclama il papà fingendo di rabbrividire.
Il bambino ride, comincia a divertirsi. Le parole che ha ascoltato stanno prendendo forma. Affascinato, fa scorrere un dito sul mappamondo. Dal blu dell'oceano agli svariati colori delle nazioni e dei continenti. Senza prodigarsi in ulteriori spiegazioni che possono diventare lunghe e noiose sui vari paesi, il papà concentra l'attenzione del bambino su un punto in particolare del mappamondo.
"Guarda. Qui è dove abitiamo noi."
Il piccolo sgrana gli occhi. "Si vede la nostra casa?" chiede perplesso.
"E' l'Italia. Il nostro paese. E la città con la nostra casa è più o meno qui, ma non si vede. Prova a pensare quanto sono grandi le città, mentre sul mappamondo non c'è nemmeno lo spazio per disegnarle. Ci sono solo dei puntini che indicano dove sono. Vuol dire che il mondo è enorme, così grande che non si può vederlo tutto."

Il bambino ora è un po' stanco. Questo viaggio attraverso il mondo spiegato dal papà è stato intenso. Si alza, corre in camera e riprende a giocare. In un angolo della stanza c'è una palla, sul tappeto le costruzioni. L'uomo si siede accanto a suo figlio, gioca con lui. Ma nella sua mente prova a immaginare come il bambino veda il mondo in cui vive. Un bambino non può sapere come sia finché qualcuno non glielo insegna. Apprende ogni giorno nuove informazioni attraverso le parole dei genitori, delle persone che conosce, all'asilo o a scuola, da altri bambini, dai libri o dalla televisione. Ogni giorno accumula esperienze, impara nuove parole, e crescendo conosce sempre di più. Ecco quindi che il mondo non sa nemmeno che esiste fino a quando non sente per la prima volta questa parola o fino a quando non vede questo pallone colorato in qualche immagine o nell'oggetto rotondo posto sulla mensola. Il suo mondo è la vita che vive ogni giorno condita di tanta fantasia. Il suo mondo è tutto ciò che vede e anche tutto ciò che la sua fantasia gli fa credere di vedere attraverso l'immaginazione. E' il mondo dei bambini, fantastico e terribile allo stesso tempo, popolato da persone reali e da creature inventate. Questo mondo va rispettato, è compito degli adulti dare spiegazioni e rispondere ai vari "perché" tipici dei più piccoli, ma è fondamentale rispettare gli equilibri dettati dall'età. L'apprendimento e la scoperta di cose nuove non devono intaccare quell'innocenza che caratterizza ciascun bambino. Ne va della sua crescita e del futuro del mondo.




lunedì 16 giugno 2014

Passeggiando qua e là sulla costa dell'Istria



Una volta entrati in Slovenia si segue la strada costiera che in circa mezz'ora conduce nella località mondana di Portorose (Portoroz). Qui si passeggia volentieri sul lungomare, lungo la Obala, la strada che attraversa questa ridente località, tra negozi e ristoranti. A ridosso della passeggiata sul mare ci sono le spiagge dove prendere il sole. Attenzione però, qui non c’è la classica spiaggia di sabbia che digrada verso il mare, ci sono piattaforme di cemento, alcune spiaggette in erba e altre zone con la sabbia. Portorose è un paese di mare tutto nuovo, non ha un centro storico. Qui si viene più che altro per giocare nei Casinò, ci sono numerosi hotel e centri benessere per un po' di relax.

Solo un paio di chilometri e si raggiunge la penisola di Pirano (Piran), bellissimo paese in stile veneziano, con il campanile che svetta sopra Piazza Tartinijev, con la statua del musicista Tartini, nativo di qui. Le case color pastello, il porto, la piazza punto di ritrovo dei turisti e degli abitanti del paese, la strada lastricata che sale su fino alla chiesa, le botteghe degli artisti locali, il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli, il profumo del pesce cucinato nei ristoranti, fanno di Pirano un luogo incantevole.  

Lasciando Portorose e oltrepassando le Saline di Sicciole, si raggiunge il confine con la Croazia, con tanto di coda alla dogana, perché non fa ancora parte dell’Unione Europea. Percorrendo una lunga e deserta superstrada che attraversa l’Istria, passati gli svincoli di Novigrad e Umag, siamo usciti poco dopo Vrsar, dove ci siamo imbattuti nel canale di Leme (Limski canal), un autentico fiordo lungo nove chilometri! Fermandoci lungo la strada piuttosto tortuosa si può salire su alcune torrette per godere del panorama, per poi continuare fino giù dove finisce il fiordo tra le imbarcazioni dei pescatori e i battelli per le mini crociere dei turisti. 

Poco dopo siamo arrivati a Rovigno (Rovinji), vero gioiello della costa istriana. Vicoletti con botteghe di artisti, negozi di souvenir che vendono olio, tartufi, spezie, oggetti di ogni tipo realizzati con legno d’ulivo, ristoranti e caffè. Bella la salita lungo la lastricata via Grisia, fin su alla maestosa Chiesa di Santa Eufemia, con il campanile ispirato a quello di San Marco a Venezia. Da lassù si gode di una bella vista sul mare e sugli isolotti che circondano la penisola di Rovigno. Le onde e il soffio del vento sono una piacevole melodia che accompagna lo sguardo perso verso l'orizzonte. Molto bello anche l’interno della chiesa, con gli affreschi e il sarcofago di Santa Eufemia che la leggenda narra essere stato ripescato dagli abitanti del luogo. A causa del forte vento, abbiamo percorso rapidamente Piazza Maresciallo Tito, fulcro di Rovigno, con il porto e i numerosi negozi e ristoranti. 

Sulla strada del ritorno abbiamo fatto tappa a Parenzo (Porec), altra località gettonata della costa dell’Istria croata, con l’immancabile campanile che spunta dal borgo antico sulla penisola. Il vento anche qui ha caratterizzato la nostra visita, ma comunque siamo riusciti ad addentrarci nelle viuzze lastricate del paese, con la Basilica Eufrasiana, patrimonio mondiale dell’Unesco per i suoi mosaici bizantini. 

Siamo rientrati in Italia percorrendo la strada costiera che da Portorose passa per Isola, Capodistria e scende a Muggia, fino poi a Trieste. Qui l’impatto della tangenziale che attraversa i casermoni popolari ammassati uno accanto all’altro non è dei migliori. Meglio arrivare sul lungomare, nella zona del centro, caratterizzato dal Canal Grande con la Sinagoga e la Chiesa di Sant’Antonio Nuovo sul fondo. E poi l’enorme Piazza dell’Unità che si affaccia sul mare con il Monumento al Bersagliere da una parte e l’asburgico Palazzo del Comune dall’altra. 

Lasciamo Trieste costeggiando il Castello di Miramare con l'entusiasmo e la consapevolezza di chi sa di aver visitato alcune delle più belle località di questa terra appena al di là del confine, l'Istria.



mercoledì 11 giugno 2014

Mondiali di calcio, inizia la nuova avventura in Brasile



Giovedì 12 giugno cominciano i Mondiali di calcio 2014 in Brasile. Gli appassionati del pallone non vedono l'ora che venga fischiato il calcio d'inizio della partita inaugurale Brasile-Croazia, dando così il via a un lungo mese denso di appuntamenti calcistici. Saranno ben 64 le partite da disputare, 32 le nazionali che si affronteranno. Il clima sarà incandescente in un paese affamato di vittorie, ma che deve fronteggiare anche problemi che vanno al di là dello sport. I verdeoro vogliono riprendersi quel titolo che manca da dodici anni, ma avranno vita dura contro le furie rosse della Spagna campione in carica, e le solite temibili nazionali quali Germania, Argentina, Uruguay, Italia, Inghilterra, Portogallo, Francia e Olanda. Attenzione poi alle cosiddette matricole, spesso non mancano le sorprese e le rivelazioni in competizioni di questo livello. Ci sarà da ballare, sarà una fantastica samba!

La mascotte è l'armadillo Fuleco (dalle parole futebol, calcio, ed eco, ecologia) e lo strumento musicale ufficiale di questa competizione è la caxirola, meno fastidiosa delle vuvuzela utilizzate durante il campionato mondiale del 2010 in Sudafrica. 
Già, quei mondiali dove la nostra nazionale è stata umiliata in un girone alquanto abbordabile. Eliminati e rimpatriati dopo due pareggi e una sconfitta.

Meglio ricordare il mondiale precedente, quello del 2006 in Germania, dove l'Italia ha trionfato diventando Campione del Mondo per la quarta volta.
Dopo aver vinto il girone davanti a Ghana, Repubblica Ceca e Stati Uniti abbiamo battuto l'Australia al fotofinish negli ottavi di finale, per poi trionfare nei quarti con l'Ucraina e gioire in semifinale contro la Germania padrona di casa. La finale di Berlino con i francesi è stata la consacrazione di un mondiale perfetto.

L'augurio che si può dare per questa nuova avventura è che oltre a vincere la nazionale migliore e la passione per il gioco del calcio, che possa vincere anche la sensibilità di ciascun tifoso e di ognuno di noi verso un popolo che non deve essere dimenticato alla fine della competizione. Come in tanti altri paesi del mondo, in Brasile esistono situazioni drammatiche di povertà e violenza. I Mondiali non devono nascondere queste piaghe sociali, ma devono essere un occasione di aiuto per un rilancio economico e di immagine del paese. Nelle favelas non trarranno alcun beneficio, ma è giusto sperare in un futuro migliore, e magari che possano essere anche eventi di interesse globale come appunto i Mondiali e le prossime Olimpiadi ad aiutare a cambiare le cose. 

Tornando all'aspetto sportivo, per ricordare il trionfo degli azzurri nel 2006 e sperando che sia di buon auspicio per questa nuova avventura in Brasile, ho rispolverato una mia lettera pubblicata su un quotidiano locale pochi giorni dopo l'esaltante finale.
Buon Mondiale a tutti!


I CAMPIONI DEL MONDO E L’ORGOGLIO RITROVATO

Eccola finalmente, la ragazza tutta d’oro è tornata a casa dopo tanti anni, la lunga attesa è finita! Nell’anno nero del calcio italiano, malato e a pezzi, lei ha deciso di tornare per riavvicinare tutti coloro che lentamente stavano perdendo contatto dal mondo del pallone. Delusi e amareggiati dal gioco falsato da interessi superiori, ci siamo ritrovati a tifare e a gridare tutti insieme fino a perdere la voce.
In pochi credevano alla regola del numero dodici, dal Messico del 1970 ogni dodici anni l’Italia va in finale di Coppa del Mondo, vinta nel 1982 e ora nel 2006. Speriamo di infrangere questa strana legge del calcio e di non dovere attendere altri ventiquattro anni! Ma pensiamo a ciò che abbiamo vissuto adesso, festeggiamo la nostra magnifica vittoria, i campioni siamo noi!
Pochi temerari hanno osato sfidare la malasorte che per molto tempo ci ha avvolto nelle competizioni europee e mondiali degli ultimi anni.
Timide bandiere tricolori sono apparse sui balconi e fuori dai finestrini delle auto dopo le prime sfide in campo tedesco, ma presto esse si sono moltiplicate a vista d’occhio.
Sconfitti i leoni abbiamo steso pure i canguri, fino ad arrivare ai padroni di casa, eterni turisti e amanti del belpaese che da casa loro invece si divertono a prenderci in giro. Esaltano la propria cucina e ridicolizzano quei piatti di spaghetti che ingurgitano avidamente quando vengono in vacanza. Pizza o maccheroni, non certo wurstel e crauti!
Sicuri della vittoria ci salutano imparando perfettamente la nostra lingua, dicendoci “Arrivederci”. Mai avevano pensato che quel saluto per loro ironico si rivelasse tanto fatale. “Arrivederci”, esatto, non addio, perché noi siamo rimasti loro sgraditi ospiti. Due fantastiche pizze dal sapore squisito li hanno stesi peggio di due caraffe di birra. La storia si ripete. Con gli azzurri non hanno scampo!
Ma temiamo anche noi il ripetersi di un finale, anzi di una finale già vista; umiliati e rimpatriati anni or sono sotto le note della marsigliese.
La tensione è altissima e si percepisce nell’aria, in quel cielo di una domenica di luglio dove molti si rifugiano al mare o in piscina, al lago o in montagna, facendo finta di rilassarsi ma in realtà aspettando con ansia il tramonto. Il pensiero che scorre nella mente degli italiani è uno solo, come un gigantesco messaggio telepatico che viene inviato verso Berlino: "Vincere! Vincere l’agognata coppa!"
E alla fine anche i galletti sono cotti allo spiedo, le omelette si spappolano di fronte agli uomini di pasta italiana, si brinderà a spumante, non a champagne! E la rivincita è completa, stavolta lo stivale sorride ai rigori.
Un intero paese ha tifato per un mese, bandiere dimenticate sono tornate a sventolare scuotendosi dalla polvere, il cielo si è tinto di altri colori, il verde, il bianco e il rosso. Una nazione ha ritrovato l’orgoglio di sentirsi italiana, spesso sbeffeggiata e criticata nel resto del mondo, ora solo rispettata e invidiata. Ma non solo per la Coppa del Mondo atterrata nel paese che più l’ha meritata, ma per come l’Italia si è unita attorno ai propri colori. Avevamo un inno, che a malapena veniva cantato dai giocatori, ma anche dagli stessi italiani. Ora lo abbiamo rispolverato. E sorrido quando sento bambini in tenera età che lo cantano a squarciagola. In un paese spesso diviso ecco che momenti come questi vorrei non finissero mai. Uniti e determinati, abbiamo vinto non solo in campo tedesco ma anche sul suolo italiano e agli occhi del mondo.
In milioni abbiamo festeggiato ed esultato, i clacson spesso fastidiosi in altre situazioni ora si sono trasformati in meravigliose melodie accompagnatrici di canti e di cori. Automobilisti spesso nervosi in coda si sono trasformati in fautori entusiasti di ingorghi stradali.
Il pallone calciato più volte in rete ha reso i giocatori della nostra nazionale Campioni del Mondo, ma come loro tutti noi lo siamo diventati.
Quest’estate l’Italia ha dimostrato di avere ancora un cuore e uno spirito, si è svegliata dal torpore in cui era sprofondata. Siamo italiani, orgogliosi di esserlo, orgogliosi di essere i Campioni del Mondo!



venerdì 6 giugno 2014

Il volto è lo specchio dell'anima?



Avete mai provato a disegnare un volto di una persona? E poi a colorarlo? Prima tracciate alcune linee sottili per definirne i contorni, poi altre ancora più dolci per fare gli occhi, il naso, la bocca e le orecchie. Si abbozzano e si cancellano più volte prima di essere soddisfatti del risultato ottenuto. Piccoli tratti evidenziano le sopracciglia, gli zigomi, le guance. Si aggiungono delle linee più o meno lunghe e ondulate, sottili, per disegnare i capelli. Il volto prende forma, assume uno sguardo. Siamo noi a decidere la fisionomia di quel volto, ma soprattutto l'espressione e l'intensità di quello sguardo.
La nostra realizzazione può tramutarsi in un viso dolce, bello, sorridente. La bocca è aperta in un candido sorriso, si intravedono denti bianchi e perfetti. Gli occhi sono grandi, il viso disteso. Pare perfino di udire una sonora e divertente risata. Oppure la bocca potrebbe essere socchiusa, i denti digrignati, lo sguardo feroce, le sopracciglia inarcate, il naso arricciato, il volto incupito. Ma gli occhi potrebbero anche essere spalancati come se scrutassero l'infinito, persi in un vuoto interiore. La bocca serrata, le mascelle contrite. Uno sguardo duro, severo.
Ogni tratto disegnato riflette i nostri pensieri, il nostro stato d'animo si specchia nel volto della nostra creatura. Ma la fantasia non ha limiti, e in quel viso si possono riflettere mille emozioni, e non è detto che debbano essere quelle che si provano proprio in quel momento.
La matita quindi ricalca con vigore i lineamenti che prima erano soltanto abbozzati. Potrebbe finire così.
Oppure decidiamo di inoltrarci nella fase della colorazione. Con matite o pastelli, pennarelli o pennelli, ce ne sono per tutti i gusti, dalle mille gradazioni di colore. Per il viso si potrebbe usare il colore rosa, il nero, il giallo, in base alla connotazione geografica che vogliamo dare. I capelli possono essere biondi, castani, rossi, neri o bianchi o addirittura dei colori più fantasiosi. Le labbra solitamente rosse, più o meno definite. E gli occhi... le pupille (o meglio l'iride, la pupilla è il puntino centrale solitamente nero) le possiamo fare verdi, azzurre, nere o marroni. Si deve fare attenzione a non colorare la parte bianca degli occhi. Perchè questo cambia notevolmente le cose. Provate con il rosso. Anche se il nostro volto ha il più dolce degli sguardi, colorando il bulbo oculare di rosso, diventa piuttosto terrificante. Con il giallo pare febbricitante e malato. Con il verde sembra un alieno arrivato dallo spazio, con l'azzurro diventa una creatura angelica o fatata. Il nero invece avvolge l'iride dando il senso del vuoto più profondo, lo sguardo si perde nel nulla. Ogni colore applicato nella parte bianca degli occhi cambia decisamente l'aspetto del volto che abbiamo disegnato.

Arriviamo al punto.
Pensiamo al volto che abbiamo idealmente o realmente disegnato per capire il volto che "indossiamo" nella vita di ogni giorno.
E la domanda che ci si pone è: il volto è lo specchio dell'anima? 
C'è chi sostiene che lo è, le persone sono come le vedi. Le capisci all'istante.
Quando diciamo: "Quel tipo non lo conosco. Ma a pelle non mi piace".
Oppure: "A vederlo sembra una brava persona".
O ancora: "Come primo impatto direi che non c'è male".
"Sì. Sembra uno a posto" o magari "No. Non mi piace, guarda che faccia".
Una persona potrebbe avere lo sguardo triste, ma dentro essere felice. Ti potrebbe sorridere, ma in cuor suo ti detesta. Si rivolge a te in modo duro, ma forse lo fa perchè ci tiene e a paura di perderti.
Indossiamo e togliamo di continuo una maschera, ciascuno di noi è una persona sola, ma è anche infinite persone agli occhi degli altri e di se stesso. Come nel romanzo “Uno, nessuno e centomila” di Luigi Pirandello: il protagonista si considera uno per tutti, arrivando a ritenersi nessuno per sè, ma nel rapporto con gli altri si sgretola in centomila identità.
Le centomila concezioni che gli altri hanno di noi possono essere più o meno reali, dipende molto da come ci si pone e da ciò che si trasmette. Non basta capire una persona dallo sguardo, bisogna conoscerla a fondo per arrivare alla sua anima. Ma ciò non è sempre possibile. A volte, anzi nella maggior parte dei casi, si hanno a disposizione pochi elementi per capire e conoscere chi ci sta vicino in quel determinato momento. L'importante è chiarire innanzitutto con se stessi la propria identità, conoscersi interiormente, interrogare la propria anima.
Come si usa dire in questi casi, bisogna guardarsi allo specchio!
Solo allora potremo dare agli altri un'immagine più o meno reale e costante di come siamo, anche se la strada della vita è tortuosa e piena di ostacoli.
In questo modo il nostro volto sarà lo specchio della nostra anima e i centomila volti potranno essere uno solo, quello che realmente siamo.





mercoledì 4 giugno 2014

Los Angeles, la città degli angeli e delle "stelle"


Walk of Fame in Hollywood Blvd, LA

Arrivati a Los Angeles abbiamo optato subito per un tour panoramico della città con un minibus per farci un'idea di com'è questa enorme metropoli. Abbiamo visto il porto di Marina del Rey prima di raggiungere Venice Beach. Dopo aver attraversato il quartiere con i canali e le casette in stile veneziano, siamo andati sulla spiaggia, gigantesca, e abbiamo raggiunto il mare, ovvero l’Oceano Pacifico! Pittoresca la passeggiata con le case colorate, un tempo frequentata dagli hippies. 
  
Quindi abbiamo attraversato la città di Santa Monica, la zona degli studi televisivi come la 20th Century Fox e la MGM, il quartiere di Beverly Hills raggiungendo poi il Farmers’ Market, caratteristico complesso di negozi, con un teatro e una zona di botteghe di alimentari, molto turistico, ma simpatico. Giusto il tempo di gustarci un costoso hot-dog e siamo ripartiti per Hollywood; in Hollywood Blvd c’è la famosa Walk of Fame, la “passeggiata delle stelle”: partendo dal Mann’s Chinese Theatre (dove fanno le anteprime dei film di Hollywood) ci sono le impronte delle mani e dei piedi nel cemento con gli autografi delle star, e lungo entrambi i marciapiedi ci sono centinaia di stelle con i nomi di attori, cantanti e registi.
Da Nicole Kidman a Sharon Stone, da Bruce Willis a Robert de Niro, da John Wayne a Steven Spielberg, oltre a Britney Spears e Michael Jackson. Su quest'ultima, tra fiori e biglietti dei fan, un ragazzo ballava la canzone “They don’t care about us”. Emozionante. In mezzo alla folla abbiamo incontrato la famiglia Obama, i Transformers, la Sirenetta, Topolino, Spiderman, Batman, Spongebob, e tante altre persone travestite da personaggi televisivi. 

Percorrendo la Walk of Fame abbiamo raggiunto il Kodak Theatre e passeggiando all’interno tra fontane e negozi abbiamo scoperto la collina con la famosa insegna di Hollywood! 



Il nostro autista ci ha fatto vedere la casa adibita ad albergo (una catapecchia) dove abitava Julia Roberts nel film “Pretty Woman”. Poi abbiamo attraversato i grattacieli della Downtown, abbiamo visto il Music Center, il Disney Concert Hall, Chinatown, la Union Station e El Pueblo, piccolo borgo messicano di Los Angeles.

Rientrati in hotel non abbiamo perso tempo e con il Big Blue Bus che fermava davanti all’albergo abbiamo raggiunto in circa quaranta minuti la spiaggia di Santa Monica, quella del telefilm “Baywatch”. Vestiti “da mare” ci siamo accorti solo dopo che la temperatura era più bassa rispetto alla Downtown: l’aria che soffia dall’oceano è fredda, soprattutto verso sera. Altro che bagno nel mare! Abbiamo camminato lungo la Ocean Avenue fino al Pier, il molo con il Luna Park, dove ci siamo goduti lo spettacolo delle onde maestose del Pacifico e dell’immensità di questa spiaggia. 

Il giorno successivo raggiungiamo Santa Monica dove prendiamo il bus della linea Metro e dopo circa quaranta minuti lungo Santa Monica Blvd raggiungiamo Beverly Hills e Rodeo Drive. Qui abbiamo passeggiato tra i negozi delle firme più famose, tra auto di lusso e vetrine costose. 

Da Versace a Dolce&Gabbana, da Prada a Louis Vuitton, da Armani a Ferrè, da Tiffany a Ralph Lauren, da Bulgari a Cartier, da Dior a Chanel. C’è l’imbarazzo della scelta per gli appassionati dello shopping… costoso. 

Passando per il Beverly Gardens Park, un prato all’incrocio tra Rodeo Drive e Santa Monica Blvd, abbiamo visto le lunghe strade che portano alle ville dei vip, costellate di altissime palme. Quindi abbiamo ripreso l’autobus e siamo tornati a Santa Monica per trascorrere la serata sulla 3rd Promenade, tra giocolieri, cantanti di strada, siepi a forma di dinosauri giganti e ristoranti con tavolini all’aperto. 

La mattina seguente comincia come si era concluso il pomeriggio del giorno prima, cioè all’insegna del trasporto pubblico. Di fronte all’hotel prendiamo l’autobus Big Blue Bus e raggiungiamo in pochi minuti la fermata capolinea della stazione di Aviation, non distante dall’aeroporto. Qui iniziamo la nostra avventura sui treni metropolitana di Los Angeles: la Linea Verde, proveniente da Redondo Beach in direzione Norwalk, all’aperto nel bel mezzo delle trafficate autostrade, un po’ lenta. Scendiamo alla fermata Imperial/Wilmington per prendere la Linea Blu proveniente da Long Beach e diretta alla 7h Street, nella Downtown. 
Un po’ più veloce, attraversa le distese di case fatiscenti in direzione nord per poi andare sottoterra. Alla 7h Street, che coincide con il capolinea, saliamo sulla Linea Rossa, e in pochi minuti raggiungiamo la fermata di Hollywood/Highland. Finalmente, dopo un’ora e mezza, arriviamo a Hollywood, in piena Hollywood Blvd. Rivediamo le stelle della Walk of Fame e le impronte del Mann’s Chinese Theatre. Scopriamo con amarezza che non ci sono più fiori sulla stella di Michael Jackson, l’hanno ripulita per bene. C’è sempre tanta gente e sembrano aumentati quelli vestiti da personaggi dei film e dello spettacolo. Frementi e pieni di energia ci dirigiamo verso il Madame Tussauds, il Museo delle Cere, un ottimo modo per entrare nel clima di Hollywood, tra celebrità e star del cinema. 

Incontriamo subito il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Incredibile, sembra proprio lui. Saliamo al terzo piano con l’ascensore, dove ci imbattiamo in attori del calibro di: Johnny Depp, Angelina Jolie e Brad Pitt, Nicole Kidman, Jennifer Aniston, Jennifer Lopez, Salma Hayek, Mel Gibson, Penelope Cruz. Ci sono anche Elton John, Britney Spears, Beyoncè, Shakira, Justin Timberlake. Scambiamo due chiacchiere con George Clooney seduti a un tavolino, ci sediamo accanto a Will Smith. Uno spasso, ci divertiamo a fare le foto più bizzarre. Alcuni sembrano proprio veri e quando ti avvicini a uno di loro ti aspetti che da un momento all'altro si muova e si metta a parlare. 

Scendendo al piano di sotto si incontrano le prime star del cinema come Charlie Chaplin, Fred Astaire e Ginger Roger, Ingrid Bergmann, Audry Hepburne in “Colazione da Tiffany”, James Dean, il regista Alfred Hitchcook e Liz Taylor in “Cleopatra”. Si passa ai film western con Paul Newman e Robert Redford, Clint Eastwood e John Wayne.

Poi ci sono Marlon Brando, Robert De Niro, Colin Farrell, Pierce Brosnan, Antony Hopkins del “Silenzio degli Innocenti” e “Hannibal” (da brivido se ti avvicini faccia a faccia) e Eddie Murphy in “Beverly Hills Cop”. Inoltre Steve Mac Queen, un giovane Dustin Hoffman in “Il Laureato”, Whoopy Goldberg in “Sister Act”, Cameron Diaz, Nicolas Cage, Jim Carrey e un enorme Shrek.

Facciamo finta di essere registi con Steven Spielberg, ci sono Martin Scorsese, Uma Thurman in “Kill Bill”, Leonardo di Caprio, Robin Williams. Giochiamo a basket con Bryant dei Los Angeles Lakers, per il calcio c’è Beckham dei L.A. Galaxy e Armstrong per il ciclismo. 
  
Una delle fotografie più divertenti è quella con Spider Man, sdraiati sul pavimento con l’Uomo Ragno in una stanza con pareti al contrario: l’effetto lo si vede quando si ruota la foto, noi siamo sul soffitto! Qui vediamo anche Daniel Craig di “007”, Hugh Jackman in “X-Man”, Schwarzenegger in “Terminator”, Bruce Willis, Jessica Alba nei “Fantastici 4”, Antonio Banderas in “Zorro” e altri ancora.

Scendiamo al primo piano, quello dei Premi Oscar, tra Jack Nicholson, Tom Hanks, Meryl Streep, Denzel Washington, Halle Barry e Morgan Freeman. Insomma un vero tuffo nel cinema americano e non solo, un modo divertente di vivere Hollywood!

Usciti dal Madame Tussauds raggiungiamo il Kodak Theatre per dare ancora una sbirciatina alla famosa scritta di Hollywood sulle colline. Fa caldo, siamo stanchi ed è ora di farsi uno spuntino. Così ci sediamo ad un tavolino di un bar francese con vista sulla piazzetta del Kodak Theatre. Quello che mangiamo è ai limiti del disgusto: ci portano una bella insalatona di pollo condita con salse e patatine e un hamburger gigante, unto, con formaggio che cola e fette enormi di bacon abbrustolito. Non riusciamo a finire tutto, per fortuna! Lasciamo Hollywood con un po’ di malinconia, a dispetto di quello che dicono le guide a noi è piaciuto e ci siamo divertiti. A piedi scendiamo lungo Hollywood Blvd, svoltiamo a destra lungo la Highlands dove incrociamo Sunset Blvd molto trafficata. Poco dopo siamo sull’autobus che ci porta a Santa Monica lungo Santa Monica Blvd, passando di nuovo dalla zona di Beverly Hills. 
  
Dopo quasi un’ora siamo in spiaggia, accanto al Pier, il molo. Il cielo è coperto con nuvoloni gonfi e neri, l’aria è fredda, quindi niente bagno nell’Oceano Pacifico. Ma i piedi nell’acqua ce li mettiamo lo stesso, tra le onde ingrossate dal vento e alcuni gabbiani che si avvicinano curiosi. Vediamo una bagnina come quelle del telefilm di “Baywatch”, anche se in tv sono decisamente meglio. Salutiamo la mitica LA, sperando di tornarci presto. 

Le onde del Pacifico a Santa Monica