domenica 27 luglio 2014

Sognando di fare due passi in un quadro di Charlotte Bird



La notte è buia e silenziosa. Nel sonno sento una voce, un debole lamento, o forse un canto, dolce seppure malinconico. Mi alzo, cammino in punta di piedi per non far rumore. Apro la finestra che dà sul cortile.
Una pallida luce rischiara la stanza, incredulo osservo uno spettacolo meraviglioso, mentre la cantilena aumenta di tono, rimbombando nelle mie orecchie. Mi sento rapire, la mente vacilla, gli occhi vedono, ma stentano a credere. Il cuore palpita per l'emozione, sicuramente sto sognando. O forse no. Il giardino in cui sono cresciuto fin da bambino non c'è più, la mia casa si sgretola in minuscoli frammenti che come particelle di polvere fluttuano e svaniscono nell'aria. 
Mi ritrovo in un bosco, per la paura mi nascondo dietro a un cespuglio, e osservo, incredulo e frastornato. 

La luna pare adagiata in un prato. E' enorme, perfettamente tonda e luminosa. La sua luce illumina il cielo stellato, sfumandolo tra l'indaco e il turchese. Un laghetto riflette il suo bagliore rischiarando a sua volta il bosco, le foglie luccicano sugli alberi, mentre fiori dai petali bianchi e violacei paiono danzare nella notte. Poco in là vedo una grossa rana che porta una corona, come nelle fiabe in cui una strega malvagia riduce un bellissimo principe in un rospo raccapricciante. Se ne sta lì immobile, mi pare di udire il suo gracidare, in attesa del bacio di una principessa che lo viene a salvare.
L'aria è colma di magia, l'emozione è grande quando da una barca nel laghetto vedo scendere una fata dalle movenze così aggraziate che mi sento precipitare. Davanti a sé compare un piccolo gnomo che si mimetizza in un lungo mantello rosso. Indossa un cappello appuntito e porta sulla spalla un sacco infilato in un bastone, come se stesse affrontando un lungo viaggio. Scorgo pure una lepre che porge le lunghe orecchie nell'ascolto della soave melodia intonata dalla fata, che pare danzare come una nobile dama. La dolce creatura indossa una lunga veste dorata, i capelli castani, lunghi e ondulati le cascano sulle piccole spalle, da dove spuntano coppie di ali leggere e candide, pennellate di macchie brune. 
Non riesco a scorgere i loro volti, procedono lentamente, ma rivolgendomi sempre le spalle. Ora osservo meravigliato e non più impaurito. Camminano verso la luna che nella sua maestosità sembra che li stia attirando a sé avvolgendoli nella sua luce ambrata.

Chiudo gli occhi, cado in un sonno profondo. Al mio risveglio ricordo perfettamente ciò che mi è accaduto quella notte. Sorrido, alzo gli occhi verso la finestra e quando mi avvicino posso constatare che il giardino della mia infanzia è sempre lì, mentre accanto sulla parete, c'è un dipinto comprato anni or sono in un'antica bottega che vendeva oggetti e quadri meravigliosi, appartenenti a quel mondo fantastico che ho sempre sognato. Un mondo popolato da fate e elfi, da creature bizzarre e gentili allo stesso tempo, avvolte nell'armonia della natura che le circonda. Vorrei richiudere gli occhi per poter godere ancora un istante di quel mondo incantato.

Chissà, forse una notte mi ritroverò anch'io avvolto in quel lungo mantello rosso, con una bisaccia sulla spalla, accompagnato da una splendida fata e dalle creature del bosco, in viaggio verso la luna.

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