Tutte le mattine Primo si alzava alle 6.05, alle 6.15 beveva una tazza di caffè bollente con due cucchiaini di zucchero e quattro biscotti, alle 6.22 si stava già lavando i denti, pronto a uscire per le 6.30 dal portone numero 27 di via XXV Aprile. Le campane della chiesa parrocchiale suonavano i loro sette rintocchi, sei più forti e uno più debole per indicare l’ora mentre Primo usciva di casa. Premeva due volte il pulsante del telecomando per aprire la sua nuova Argon 4, 16 valvole, velocità massima 200 km/h. L’aveva pagata 29.000 euro, con un acconto di 9.000 euro e un pagamento rateale di cinque anni, cioè 4.000 euro all’anno, vale a dire 333,33 euro al mese. Aveva dovuto aprire un conto bancario presso la banca di Cifrona, il paese dove abitava da quindici anni. Stranamente faticava a ricordarsi il suo nuovo numero di conto corrente, il 3902. Lo confondeva spesso con quello del bancomat, il 43902. Possedeva anche sei carte di credito e a ciascuna corrispondeva un codice che si era scritto sul cellulare. Ma aveva due telefoni cellulari più il telefono fisso di casa, senza contare quello dell’ufficio. Quindi, per non dimenticarsi i numeri dei suoi quattro telefoni, se li era scritti sul computer portatile che aveva sempre con sé in una valigetta, chiusa con una combinazione numerica. Il numero per aprire la valigetta era semplice, l’aveva impostato in base a un numero facile da ricordare: l’anno di nascita della zia Ottaviana, il 1910. Se si fosse dimenticato avrebbe comunque potuto ricavarlo, la zia sicuramente era nata nel XX secolo, quindi le prime due cifre erano per forza 1 e 9. Le altre erano date dalla somma delle prime due: 1+9=10, quindi 1910.
Primo era un calcolatore perfetto e puntuale, lavorava da una decina d’anni come contabile presso l’ufficio della ditta Numera. Nato il 1° gennaio 1970 alle ore 0.01 era entrato nel Guinness dei Primati e i suoi genitori avevano deciso di chiamarlo Primo proprio perché era il primo neonato dell’anno. Ora all’età di quarantaquattro anni i numeri erano diventati parte integrante della sua vita, sapeva fare calcoli abbastanza complessi senza l’uso della calcolatrice, non per niente si era laureato in matematica con 110 e lode.
Primo era un uomo preciso, forse troppo. Ma a lui piaceva essere così, i suoi calcoli e il suo essere metodico gli consentivano di affrontare ogni giornata con tranquillità. In quanto a donne l’unico numero che conosceva era lo zero! Single da sempre non se ne faceva un problema, l’unica cosa importante per lui era pianificare ogni attività della giornata in modo preciso. Non aveva amici, preferiva la vita solitaria, dove nessuno poteva ostacolare i suoi ritmi giornalieri. Amava i cani, essi lo ascoltavano sempre e non gli riempivano la testa di domande o di discorsi inutili. Tutte le sere usciva per portare da mangiare ad alcuni cani randagi che gli mostravano riconoscenza scodinzolando al suo arrivo. Ma quella sera, mentre preparava la solita porzione di crocchette, si accorse che non ce n’erano abbastanza.
Cominciò a correre, attività inusuale per un pianificatore come lui. Il supermercato stava per chiudere e i suoi unici amici rischiavano di restare senza cena. In lontananza un lampo presagiva l’arrivo di un temporale mentre il vento cominciava a sollevare foglie ingiallite sferzandogli il volto.
Dopo pochi minuti raggiunse il piazzale del supermercato del paese. Si fermò per recuperare fiato, dal cielo cominciavano a cadere le prime gocce di pioggia. Un forte tuono squarciò il silenzio in quel tramonto d’autunno. Mancavano un paio di minuti alla chiusura, Primo si affrettò a raggiungere l’ingresso. Ce l’aveva fatta, la porta automatica era a pochi metri da lui, pensò ai suoi amici che come tutte le sere lo stavano aspettando affamati. Avrebbe comprato le crocchette e si sarebbe precipitato da loro come un fulmine.
Ma in quell’istante fu proprio un fulmine a colpirlo.
In una frazione di secondo un lampo dalla luce biancastra attraversò il suo corpo scaricando tutta la sua energia. Primo venne scagliato all’indietro privo di sensi.
Intanto all’interno del supermercato due commesse chiacchieravano allegramente aspettando di chiudere mentre un’anziana signora si avvicinava alla cassa con un carrello colmo di prodotti.
«Hai sentito che tuono?» disse la commessa più giovane all’altra.
«Era proprio forte, il fulmine deve essere caduto qui vicino» rispose l’amica. Poi disse rivolgendosi alla signora con il carrello: «Signora, lo ha sentito anche lei?»
«Cosa cara? Hai detto qualcosa?» rispose la vecchietta.
«Il tuono! Non l’ha sentito?» domandò nuovamente la commessa.
«Cara ragazza, con queste povere orecchie non sento quasi niente!»
La commessa sorrise, fece il conto alla signora e guardò sopra la porta d’ingresso, il tabellone luminoso segnava il numero 999.999. L’orologio segnava le ore 19, 59 minuti e 59 secondi quando improvvisamente la porta automatica si spalancò, un uomo entrò di corsa urlando parole incomprensibili e un’assordante musica di festa ruppe il silenzio malinconico all’interno del supermercato. Il tabellone luminoso si mise a lampeggiare segnando il numero “1.000.000”.
«Evviva! Complimenti!» urlarono in coro le due commesse scattando in piedi e applaudendo. L’anziana signora si guardava intorno stupita.
«Complimenti signore! Lei è il milionesimo cliente del nostro supermercato!» esclamò la commessa più giovane.
«Che fortuna! Proprio allo scadere dell’orario di chiusura!» aggiunse l’altra.
Primo rimase immobile sulla soglia, la musica si fermò, le commesse si zittirono. Sgranarono gli occhi davanti a quell’uomo annerito in volto, con i vestiti bruciacchiati e fumanti. Tremava, sembrava pazzo.
«Signore… sta bene?» chiese titubante una delle due commesse.
«Lei è proprio fortunato, lo sa?» disse l’anziana signora passandogli accanto e dirigendosi verso l’uscita con le borse della spesa.
Primo fece per scappare quando una commessa lo fermò dicendogli: «Signore dove va? Lei è il nostro milionesimo cliente. Ha diritto a una spesa gratis!»
«Esatto, lei ora può comprare tutto quello che vuole senza spendere nulla per una spesa dal valore massimo di cinquecento euro!» ribadì la collega.
Primo avanzò lentamente, il fulmine l’aveva colpito in pieno lasciandolo miracolosamente vivo. Tuttavia la potente scarica elettrica gli aveva provocato un danno irreversibile al cervello cancellandogli parte della memoria. Primo aveva perso la facoltà di comprendere il valore dei numeri. Ciò che lo aveva caratterizzato in tutti quegli anni ora lo aveva abbandonato per sempre.
«Signore, non dice niente? Dovrebbe essere contento. Sembra che sia stato colpito da un fulmine!» disse ridendo la commessa più giovane strizzando l’occhio all’amica. Vedendo che l’uomo non dava segni di approvazione le due commesse decisero di riempire il carrello per lui, in modo da poter andare a casa al più presto. Primo seguì in silenzio le commesse che ora si stavano rivolgendo a lui in una lingua incomprensibile.
«dieci sacchetti di biscotti, nove confezioni di brioche, ciascuna da 2,15 euro, tre tavolette di cioccolato, cinque torte alla frutta… due fusti di detersivo, due confezioni di rasoi… quattro scatole di pelati, cinque scatole di piselli, un chilo di lattuga fresca e una cassetta di carote…»
Primo se ne stava inebetito con lo sguardo fisso nel vuoto ad ascoltare quelle due che gli riempivano il carrello di prodotti, ma lui sapeva dentro di sé che aveva una missione da compiere. Era arrivato fin lì perché doveva comprare qualcosa, ma non ricordava bene che cosa. E non capiva perché le due donne insistevano per fargli acquistare tutta quella roba!
«… sedici spazzolini, dodici dentifrici, otto shampoo da un euro… due confezioni di lucidi per scarpe, una scopa, un pacchetto di nastro adesivo, poi vediamo… Ah, ecco qua! Signore, lei ha dei cani? Perché abbiamo anche delle ottime crocchette…»
Primo si illuminò, si girò verso la donna e gridò. La commessa spaventata lasciò cadere a terra le crocchette, Primo le raccolse e in tutta fretta corse fuori dal supermercato. Cominciava a piovere a dirotto, saltellando tra una pozzanghera e l’altra Primo tornò verso casa dai suoi amici randagi. Arrivò con alcuni minuti di ritardo, anche se non sapeva quanti, aprì il sacchetto e rovesciò alcune crocchette in terra, ma non si ricordava quante ne dava solitamente a ogni cane, e nemmeno quanti fossero i cani. Poi si rese conto che, per la prima volta dopo chissà quanti anni, dei suoi amici randagi non c’era traccia. Lui era in ritardo e loro non erano lì ad aspettarlo. In lontananza udì un rumore mescolarsi ai tuoni del temporale che ormai stava rovesciando sul paese tutta la sua furia. Sembravano latrati, si incamminò in quella direzione e finalmente li scorse. Erano i suoi amici che gli venivano incontro. Primo sorrise. I cani correvano verso di lui, abbaiando forte. Solo all’ultimo momento Primo capì che i suoi amici erano infuriati, avevano fame e lui era arrivato tardi. Ringhiavano ed erano piuttosto aggressivi. Spaventato indietreggiò, lasciò cadere le crocchette e si diede alla fuga urlando di paura. I cani lo inseguirono per alcune centinaia di metri, ma Primo corse più forte riuscendo a liberarsene. Alcune persone avevano assistito alla scena seguendo con lo sguardo la sua fuga verso le colline, fino a quando un lampo illuminò il cielo colpendo nuovamente colui che era stato un calcolatore perfetto. Il giorno dopo tutto il paese parlava dell’incredibile disavventura del milionesimo cliente del supermercato.
Nessuno ebbe più notizie di lui né lo vide più e ben presto Primo divenne una leggenda.
Sono passati parecchi anni da quella sera e molti dicono di aver sentito che spesso durante i temporali si vede un tale che sta fuori dai supermercati a parlare con i cani.
...sicuramente è il mio preferito!! Una storia piena di sensibilità! ! Bravo Matti :-):-)
RispondiEliminaGrazie Giuly, il milionesimo cliente Primo è anche il mio.. primo racconto! ;)
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