martedì 27 ottobre 2015

Quel futuro così lontano...


21 ottobre 2015. Così digitava il bizzarro inventore Doc sul display della DeLorean per portare il giovane Martin lontano nel tempo nel famoso film Il Ritorno al Futuro, parte II. 


Un futuro lontano, dove il regista americano Robert Zemeckis immagina macchine che volano, skateboard fluttuanti, scarpe autoallaccianti, oggetti futuristici, immagini tridimensionali come lo squalo che sembra aggredire Martin uscendo da uno schermo, e molto altro ancora. Un futuro così lontano... ma incredibilmente attuale. Quel 2015 infatti è arrivato, si sorride al pensiero che secondo Zemeckis dovremmo vivere tra macchine che volano e altre stramberie, anche se di cambiamenti ce ne sono stati eccome in questi anni. La tecnologia avanza, il digitale ha preso il sopravvento, si studiano e si provano energie alternative, elettrodomestici sempre più evoluti sono parte integrante della nostra vita. 

Dal 1985 Martin è tornato indietro nel tempo fino al 1955. Un balzo di trent'anni ed è tornato nel 1985 per poi essere catapultato avanti di un altro trentennio, il 2015. Proviamo allora ad immaginare il nostro amico Martin fra altri trent'anni, nel 2045... chissà come sarà il mondo? Le macchine voleranno davvero, senza dover più intasare le strade oggi così trafficate? Esisterà un mondo pulito? La tecnologia come si sarà evoluta? Come sarà la vita delle persone?

Chiudo gli occhi e vedo una città silenziosa, veicoli che fluttuano nell'aria muovendosi in modo ordinato, aerei simili ad astronavi, palazzi altissimi che svettano nel cielo scomparendo tra le nubi...
No, provo a osare di più... nel futuro vedo individui che camminano insieme senza confusione, così uguali ma diversi tra loro. Androidi e robot, creature della tecnologia avanzata mescolate tra gli esseri umani. Quali siano gli uni e gli altri però non riesco a distinguerli. C'è ordine e disciplina, ma non si intravede alcuna emozione o sentimento. Pare un futuro alla Orwell... Oppure il solito cataclisma che cancella la razza umana, l'era nucleare che distrugge ogni cosa, la fuga su Marte... 
Tuttavia non è detto che il futuro debba essere per forza catastrofico. Chi ci dice che la scienza e la ricerca non portino a soluzioni definitive ai mali che affliggono l'umanità? Un mondo pulito, senza inquinamento, senza malattie, dove tutti abbiano di cui nutrirsi, un mondo senza guerre e violenza. Utopia?

Martin è indeciso. Non sa se continuare a sbirciare un po' più in là nel tempo per vedere fin dove si può spingere la mente umana, o se tornare all'epoca che più gli si addice. Ecco, forse questa sarebbe la soluzione giusta per un ipotetico futuro migliore. Tornare dal futuro per sistemare gli errori del passato o viceversa. Quindi aveva ragione Doc, bisogna inventare una macchina del tempo. 

Intanto credo che imparare dai propri errori sia già un buon passo verso un futuro migliore.





venerdì 9 ottobre 2015

Il disastro del Vajont


9 ottobre 1963. Sono passati ben 52 anni dal disastro della diga del Vajont che provocò circa 2000 vittime. Quella sera la caduta di una gigantesca frana staccatasi dal Monte Toc nelle acque del sottostante bacino e la conseguente tracimazione dell'acqua della diga, provocarono l'inondazione e la distruzione dei paesi del fondovalle veneto, tra cui Longarone.

Sono stati commessi tre fondamentali errori umani che hanno portato alla strage: l'aver costruito la diga in una valle non idonea sotto il profilo geologico; l'aver innalzato la quota del lago artificiale oltre i margini di sicurezza; il non aver dato l'allarme la sera del 9 ottobre per attivare l'evacuazione in massa delle popolazioni residenti nelle zone a rischio di inondazione. 

Fu aperta un'inchiesta giudiziaria. Il processo venne celebrato nelle sue tre fasi dal 25 novembre 1968 al 25 marzo 1971 e si concluse con il riconoscimento di responsabilità penale per la previdibilità di inondazione e di frana e per gli omicidi colposi plurimi. 

Stasera osserviamo un minuto di silenzio, diciamo una preghiera o accendiamo una candela, in ricordo di quelle vittime innocenti.