sabato 29 novembre 2014

Fiabe e favole per bambini: il mondo tra meraviglia e paura



Quando eravamo bambini abbiamo ascoltato con il fiato sospeso e gli occhi strabuzzati alcune tra le fiabe e le favole più belle che sono state scritte da narratori famosi come Hans Christian Andersen, i fratelli Grimm, Charles Perrault, Collodi e molti altri, oltre a quelle rappresentate dalla Disney o da altri studi di animazione e case editrici.
Ora le stesse fiabe e favole le raccontiamo ai nostri figli. In loro vediamo la stessa curiosità e le stesse emozioni che abbiamo provato a nostra volta. Spesso è prima di dormire che i bambini amano ascoltare i propri genitori che leggono o raccontano una storia, a volte inventata, a volte conosciuta. Il mondo delle favole è magico e affascinante. Ed è lì che i bambini vogliono andare, grazie alla fantasia.

I bambini sognano posti meravigliosi, luoghi incantati, colmi di magia, popolati da creature fantastiche, animali, amici immaginari, personaggi di racconti e cartoni animati, dove poter sfogare la propria fantasia e saziare il desiderio di gioco e divertimento. In questi paesaggi da sogno fanno la loro comparsa adorabili fate e bellissime principesse, animali parlanti, principi gloriosi, creature alate, simpatici folletti, gnomi e nani, pesci colorati, orsetti e morbidi peluche, giocattoli animati e molto altro ancora.
Ma in tutto questo c'è sempre una nota malvagia pronta a spezzare l'incantesimo. Streghe terrificanti, orchi orripilanti, lupi, animali feroci, draghi e mostri spaventosi. Ecco la moltitudine di esseri malvagi che tormentano i sogni dei più piccoli. La magia di un mondo semplicemente perfetto si interrompe nello scontro con la durezza della vita rappresentata da creature malvagie descritte nelle fiabe e nelle favole.
I momenti di festa, i giardini fioriti, i luoghi incantati, tutto viene stravolto. Il sole viene oscurato, calano le tenebre, compaiono logore prigioni, vecchi ruderi e torri impenetrabili. I sentimenti di amore, pace e felicità vengono sopraffatti da inganno, malvagità, gelosia e vendetta. Non si vedono più bambini gioiosi, ma fanciulli tristi e soli, orfani, abbandonati a un destino impietoso.

Fin da piccoli i bambini imparano a conoscere il mondo anche nella sua crudeltà. I sogni si mescolano agli incubi. Il bene si scontra con il male. Fin dai tempi dei tempi, così si evolve l'umanità. Tra amore e odio, pace e guerra, felicità e tristezza. Le fiabe e le favole introducono i bambini alla vita, facendoli sognare, ma nello stesso tempo mettendoli in guardia dalle insidie del mondo.

Biancaneve conosce la cattiveria della propria matrigna gelosa della sua bellezza, prima di conoscere l'amore del principe.
I fratellini Hansel e Gretel affrontano una terribile strega dopo essere stati abbandonati nel bosco dai propri genitori ridotti in miseria, prima di poter riabbracciare il padre pentito che nel frattempo ha allontanato la moglie cospiratrice, matrigna dei suoi figli.
Cenerentola cresce all'ombra delle sorellastre e della matrigna crudele che la obbliga a sbrigare le faccende domestiche, ma grazie alla fata madrina si rivela nella sua bellezza al principe suo futuro sposo. 
Raperonzolo viene rinchiusa in una torre dalla strega Gothel, tagliandole poi i lunghi capelli dorati e abbandonandola nel deserto quando scopre che un giovane principe la vuole salvare.
Pollicino viene abbandonato con i suoi fratelli nel bosco e incontrerà un terribile orco che sconfiggerà grazie alla propria astuzia prima di tornare a casa e riabbracciare il padre.
La Bella Addormentata nel Bosco subisce la maledizione di una fata cattiva e si addormenta dopo essersi punta il dito con un fuso. Solo il bacio di un principe la può salvare da un sonno lungo cento anni.
Il destino di Cappuccetto Rosso si incrocia con quello di un famigerato lupo cattivo.
Pinocchio viene abbindolato dal Gatto e la Volpe finendo con Lucignolo nel Paese dei Balocchi e diventando un asino, oltre a finire in altre svariate disavventure.

Anche gli animali delle fiabe e delle favole vivono vicende analoghe a quelle di fanciulle e bambini. Come Lilli e il Vagabondo, dove la cagnolina Lilli viene maltrattata dalla crudele zia Sara e fugge da casa, o gli Aristogatti rapiti dal maggiordomo Edgar geloso di loro. Ma anche il cerbiatto Bambi, il pesciolino Nemo, l'elefantino Dumbo e il Re Leone.

Quante analogie tra il mondo degli animali e quello dei bambini. Come sono davvero infinite le fiabe e le favole in cui i più piccoli sognano di avventurarsi, talvolta paralizzandosi di fronte alla paura dell'ignoto che incombe.
Eppure per essere avvincente un buon racconto deve contenere entrambi gli aspetti che caratterizzano le fiabe in generale, ovvero la parte buona e quella cattiva. E' poi il finale che i bambini attendono con impazienza, ovvero quando il bene solitamente trionfa sul male. Così come dovrebbe accadere nel mondo, quello vero.

Intanto lasciamo sognare i nostri piccoli, con la speranza che nella crescita non perdano mai quella scintilla che brilla nei loro occhi mentre ascoltano una fiaba, che possano sempre continuare a credere in quel mondo incantato e meraviglioso che tanto li affascina, e che lo possano sempre portare nel cuore. 

sabato 15 novembre 2014

Budapest, nella gelida perla del Danubio che con la sua bellezza ci ha scaldato il cuore



Viaggiando attraverso l'Austria arriviamo in Ungheria e dopo aver oltrepassato le città di Gyor e Tatabanya tra distese di colline ricoperte di brina e ghiaccio ecco che vediamo sbucare la nostra meta all'orizzonte: Budapest!

Quando arriviamo è mattina e subito ci sistemiamo in un albergo in posizione centrale, comodissimo, in Kalvin tér, con la stazione della metropolitana lì vicina. In pochi minuti a piedi raggiungiamo Váci utca, la strada pedonale dello shopping, nella zona centrale di Pest. In prossimità dei Palazzi Clotilde proseguiamo per il Ponte Elisabetta arrivando di fronte al Monumento a Gellért e ai Bagni Rudas. Tornando indietro con la bella vista sul Danubio e fiancheggiando la Parrocchiale del centro città si ritorna sulla Váci utca. Poi, nella Vörösmarty tér, piazzetta allestita con i Mercatini di Natale, passeggiamo nei dintorni di  Deák tér e Erzsébet tér. Quindi visita alla Basilica di Santo Stefano, molto bella, con la piazza addobbata e gli eleganti palazzi dei vicoli adiacenti. Con le luci natalizie accese ormai ovunque raggiungiamo il fiume, da Roosevelt tér, con il Palazzo Gresham tutto illuminato, per poi camminare sull’imponente Ponte delle Catene. Praticamente congelati ci fermiamo in Vörösmarty tér per scaldarci un po' in un pub e ceniamo in Váci utca con un'ottima zuppa di goulash e una buona birra ungherese, la Soproni.

Il giorno seguente acquistiamo il tourist ticket che ci permette di viaggiare su tram, metro e bus per tre giorni. Grazie alla metropolitana raggiungiamo in pochi istanti Országház, il Parlamento Ungherese, e la Kossuth tér con il palazzo del Museo etnografico. Ma per vedere frontalmente la bella facciata del Parlamento, immortalata in numerose fotografie, raggiungiamo l'altra sponda del Danubio, in Batthyány tér. Da lì si gode di un’ottima vista su tutto il Parlamento.

Qui andiamo a visitare la Chiesa di Sant’Anna, la Chiesa dei Cappuccini, e percorrendo il lungofiume raggiungiamo Clark Àdám tér, vicino al Ponte delle Catene da dove si può prendere la funicolare per salire sulla zona collinare di Buda, con la Galleria Nazionale Ungherese, il Palazzo Reale (dove ci siamo scaldati con del vin brulè gentilmente offerto da alcuni volontari), il Museo Storico, il Palazzo Sándor, fino a salire lungo Uri utca verso alla magnifica Chiesa di Mattia e allo spettacolare Bastione dei Pescatori, raggiungendo la Chiesa di Santa Maria Maddalena, il Museo Militare e la Porta di Vienna. 
Qui le strade e i vicoli sono caratteristici con le case colorate e con i tetti a punta. Poco dopo ci inoltriamo nel Labirinto di Budavár, un vero e proprio labirinto di grotte primitive formatesi grazie ai caldi laghi sotterranei di Budapest: infatti qui fa parecchio caldo, è tutto buio, umido, ed è divertente, ma anche inquietante, camminare tra sculture e geroglifici con un sottofondo musicale piuttosto lugubre. 

Scendendo dalla collina e attraversando il Ponte delle Catene e poi Váci utca, percorriamo Deák tér, Erzsébet tér, Andrássy utca, dove abbiamo visto il Teatro dell’Opera Nazionale, fino a Oktogon, dove incontriamo decine di ragazzi ungheresi intenti a ballare in strada. La sera rientriamo in albergo, praticamente sfiniti, e ci addormentiamo mentre ripensiamo alle meraviglie e ai tesori di questa incantevole città.

E dopo tanto freddo... ci svegliamo con la neve! Ricominciamo il nostro tour di Budapest tra le strade imbiancate. Raggiungiamo a piedi il Quartiere Ebraico con la Grande Sinagoga e poi con la metro Hósök tere, la Piazza degli Eroi, con il Monumento del Millennio (bello, imponente), il Museo di Belle Arti e la Galleria d’Arte. 
Quindi ci addentriamo in Városliget, una zona verde (completamente bianca per la neve!) con lo Zoo, il Luna Park, il Circo di Budapest e i Bagni Széchenyi a sinistra e a destra il bellissimo Castello Vajdahunyad con il lago completamente ghiacciato! Qui alcuni bambini pattinano e giocano con le slitte, anche noi ci divertiamo a camminare e scivolare sul ghiaccio. L'aria è gelida, il termometro segna -8°C!
Vicino a una zona termale ci incuriosisce un laghetto che fuma per i vapori delle calde sorgenti termali creando una nuvola in mezzo a tutta la neve, tra uccelli e anatre. Ripresa la metro e poi un bus in Nyugati tér, alla stazione, ci rechiamo all’Isola Margherita, in mezzo al Danubio, con il Monumento del Centenario, ma restiamo poco perché fa freddissimo e continua a nevicare. Arriva la sera, torniamo in Váci utca dove ceniamo in un ristorantino con zuppa di goulash e paprika, oltre a un bel piatto di carne e patate sempre innaffiato da una bella pinta di birra ungherese.

Il giorno seguente decidiamo di visitare il Mercato Coperto, all’inizio di Váci utca, vicino al nostro hotel. Caratteristico, con tante spezie, frutta, verdura e oggetti di artigianato locale, oltre ai numerosi souvenirs. Con il tram attraversiamo l’imponente Ponte della Libertà (sotto la collina della Cittadella con il Monumento della Liberazione visibile da ogni angolo della città) fino alle Terme Gellért oltre alla Chiesa della Grotta. Quindi raggiungiamo con il bus la zona di Tabán dove a piedi saliamo dalla Casa del Cervo d’oro fino al Palazzo Reale, sulla collina di Buda innevata. Dopo una pizza nei dintorni di Uri utca riscendiamo a Pest attraversando il Ponte delle Catene per ritornare nella Basilica di Santo Stefano. Passeggiamo nei dintorni fino alla Piazza della Libertà, con la Banca Nazionale Ungherese e diversi palazzi maestosi che si affacciano sulla piazza. Quindi ritornando in Deák tér (con la Chiesa Luterana) e poi sulla Váci utca ci fermiamo per un caffè nel caratteristico Club Verne, locale con gli interni simili a quelli del sottomarino di “Ventimila leghe sotto i mari”. 

Quando usciamo è buio, l'aria è fredda e ci sferza il volto. Cala la gelida notte ungherese e noi siamo pronti a ripartire per il lungo viaggio di ritorno verso casa.

Budapest ci ha regalato tante emozioni, è una città elegante, raffinata, ma anche misteriosa e affascinante, da conoscere e scoprire fino all'ultimo angolo nascosto. I suoi ponti, i suoi palazzi, racchiudono secoli di storia oltre a chissà quali segreti rimasti celati nel tempo tra i fumi termali e i suoi intricati labirinti. In inverno con la neve e la temperatura spesso sottozero Budapest può apparire fredda e spietata, ma sotto questa scorza dura pulsa un cuore caldo come le sorgenti sotterranee che la percorrono, e in primavera esplode in mille colori, rifiorendo e splendendo in tutta la sua integrità e bellezza. 

domenica 9 novembre 2014

Venticinque anni fa la caduta del Muro di Berlino



Sono trascorsi ben venticinque anni dal quel 9 novembre 1989, giorno in cui fu abbattuto il Muro di Berlino, simbolo della guerra fredda e confine tra l'europa di influenza americana e quella filosovietica. Un muro alto quasi quattro metri, in cemento armato, sorvegliato dai soldati, con torrette e filo spinato, districatosi come un lungo serpente attraverso le strade e i quartieri della città di Berlino, divisa in due, Est e Ovest, come la Germania, come l'Europa. Costruito nell'agosto del 1961 per volontà del governo della Germania dell'Est per impedire la libera circolazione delle persone, era costantemente sorvegliato lungo la triste "striscia della morte". In quegli anni cupi sono state migliaia le persone che hanno tentato la fuga dalla Berlino sovietica, molte portandola a buon fine, ma non tutte ce l'hanno fatta. Circa duecento sono state uccise dalla polizia nel tentativo di passare da una parte all'altra della città scavalcando il muro. Nel 1989, con l'apertura delle frontiere da parte dell'Ungheria e dopo giorni di scontri e disordini, la Germania dell'Est dava la possibilità di recarsi dall'altra parte di Berlino e di conseguenza nella Germania Occidentale. Fu la svolta, migliaia di persone si arrampicarono sul muro e lo scavalcarono entrando così a Berlino Ovest, alcune parti vennero abbattute, in un giorno di festa che portò nel giro di un anno alla riunificazione della Germania e all'abbattimento totale del muro con ruspe e bulldozer da parte dell'esercito tedesco.

Quando siamo stati a Berlino abbiamo visto i resti di quel muro, in parte adornato dai graffiti, oltre al Check Point Charlie, il famoso posto di blocco con il cartello "State lasciando il settore americano" e ad altre testimonianze della divisione della città in quegli anni. In alcune vie della città alcune sezioni del muro sono state lasciate intatte perchè possano rendere testimonianza di ciò che quel muro ha significato per i tedeschi. Vicino a Potsdamer Platz o lungo la riva della Sprea ci siamo soffermati qualche istante a contemplarlo, oggi pare un muro qualunque, ma è importante sapere ciò che ha rappresentato, la sofferenza che ha scaturito, dividendo popoli, persone, famiglie, amici.
Ora si possono acquistare alcuni frammenti a poco prezzo persino nei negozi di souvenir. Io ne ho preso uno, e ancora oggi lo conservo su una mensola in casa.
Mi piace ogni tanto guardarlo, quel frammento non è solo un pezzo di cemento, vuol dire molto, vuol dire libertà. 


sabato 8 novembre 2014

Vino novello: un nuovo arrivo in cantina



A novembre nelle cantine italiane arriva un nuovo vino, il novello! Un vino giovane, da bere nei primi mesi, ottimo se accompagnato con frutta di stagione, come le castagne. Il novello segue la moda del momento, non a tutti piace essendo poco strutturato, ma si fa apprezzare per la sua leggerezza e genuinità.

Al novello dedico questo breve racconto scritto tempo fa, intitolato "Un nuovo arrivo in cantina".

«Eccone un altro» brontolò il vecchio decrepito. Aveva molti anni e non gradiva le nuove compagnie.
«Si sta sempre più alle strette qui» sbottò il suo amico, un elegante e nobile corvino, sdraiato su un letto logoro e legnoso.
Minuscole particelle di polvere fluttuavano nell’aria, satura di un odore antico, che sapeva di muffa. Deboli raggi di sole penetravano nell’oscurità. Uno di essi si posò sul giovane, illuminandone il volto pallido e vellutato, leggermente rosato.
Il nuovo arrivato si adagiò, debole e leggero, sul legno sgualcito. Pareva smarrito tra tutti quegli anzianotti impolverati che lo scrutavano in silenzio. Loro erano di carattere, fieri e decisi, e lui, così tranquillo, si sentì improvvisamente d’intralcio.
«Non temere» disse uno dall’aria frizzante «con il tempo ci farai l’abitudine. Fanno i sostenuti, ma sanno anche essere piacevoli e di compagnia».
Un vecchio barbuto lo osservava taciturno, mentre uno dall’aspetto asciutto sorrideva amaramente. In un angolo buio se ne stava un altro, corposo e dall’aria primitiva. Era rosso e scuro, pareva stanco e molto turbato. 
L’umidità avvolse rapidamente il giovane che si sentì raffreddare.  
Un brunetto raffinato lo osservava con aria di sfida.
«Novellino, da dove vieni?» gli chiese maliziosamente.
Nel frattempo giunsero alcuni giovani curiosi. 
Uno era nero e si diceva avesse la vista annebbiata: non distingueva un merlo da una coda di volpe. 
Un altro, molto più chiaro e profumato, ribollì alla notizia del suo arrivo. 
«Non credere di essere il migliore!» esclamò tra lo stupore di tutti.
Quello più secco, dall’aspetto verdognolo, si avvicinò con cautela. 
«Hai l’aria sfuggente, tipico dei nuovi arrivati. Vi ritenete dei brillanti, ma dovreste essere più equilibrati!» disse con enfasi.
Il giovane si spazientì. 
Non era stato portato lì per essere tenuto in disparte. 
Così parlò.
«Avete ragione. Sono magro e immaturo. Ma migliorerò. Diventerò generoso, saprò essere morbido, ma anche vigoroso se necessario».
«Ah! Ha abboccato!» esclamò improvvisamente un ricco francese «ti abbiamo scosso? Quaggiù ci annoiamo, il tempo scorre lentamente. Così quando arriva uno nuovo ci divertiamo e lo inebriamo un po’».
Il giovane sembrò meravigliato. Esaminò in silenzio i suoi nuovi compagni, ora tutti piuttosto allegri. Altri vini come lui, più o meno giovani, riposavano insieme nella frescura della dispensa umida. Avrebbe trascorso molto tempo con loro. Si lasciò accarezzare dai sogni che lo invasero dolcemente prima di essere avvolto in un lungo torpore.