mercoledì 30 luglio 2014

Da Oslo a Bergen, viaggio tra i fiordi e le meraviglie della terra dei troll



Arrivati a Oslo lasciamo la piazza della stazione Jernbanetorget e la Cattedrale inoltrandoci nel viale principale, Karl Johans Gate, dove si possono vedere il Parlamento, il Grand Hotel, i giardini dell’Eidsvoll Plass, l’Hard Rock Cafè, il National Theatre, l’Oslo University e la National Gallery, fin su al Palazzo Reale.
Nella zona pedonale del porto invece si trovano il City Hall, imponente e in mattoni rossi, nella piazza del Municipio Radhusplassen, oltre alla fortezza di Akershus, da dove si gode di una bella vista sul fiordo di Oslo, e il molo di Aker, Aker Brygge, con numerosi ristoranti.
La Norvegia è molto costosa e non si mangia un granché bene, quindi ci accontentiamo di una cena in un fast-food, prima di recarci in albergo per la notte

La mattina seguente prendiamo il treno che sale fino al trampolino di Holmenkollen, appena fuori Oslo, a circa 400 metri sul livello del mare. Qui sembra proprio di essere in montagna. Il trampolino del salto con gli sci è alto 60 metri, saliamo dall’interno con un ascensore e poi ancora su per le scale. Che brividi! La vista da lassù è incredibile, si vede tutta Oslo con il suo fiordo, ma il vento fischia paurosamente e ci vengono le vertigini. Chissà come fanno gli sciatori che gareggiano su questo trampolino, ci vuole un bel po' di coraggio! Visitiamo anche il museo dello sci dove ci sono pure un orso bruno e un orso bianco imbalsamati, ma la loro maestosità incute comunque un po' di timore ai visitatori e ai curiosi.

Verso mezzogiorno torniamo a Oslo per recarci alla National Gallery dove possiamo ammirare “L’urlo” di Munch oltre a tante altre opere di vari artisti. Quindi ci dirigiamo al Parco di Vigeland, dove ci sono circa duecento statue dell’omonimo scultore norvegese che rappresentano bambini e persone di tutte le età. Molti abitanti di Oslo vengono a riposare e a rilassarsi in questo grande spazio verde. Il sole tramonta, l'aria fresca ci spinge a ritornare nel nostro alloggio per prepararci al lungo viaggio del giorno successivo.

Di buon mattino ci rechiamo alla stazione di Oslo per intraprendere il viaggio "Norway in a nutshell" (la Norvegia in un “guscio di noce”, nel senso che si riescono ad ammirare alcuni dei panorami norvegesi più belli in breve tempo). Con il treno attraversiamo laghi e foreste salendo sulle montagne fino a circa 1400 metri, dove nonostante sia estate c'è ancora la neve! Poi il treno scende fino a Myrdal (866m) dove arriviamo dopo circa cinque ore di viaggio.
Qui comincia la parte migliore. Saliamo sul famoso trenino di montagna Flåmsbana che in un’ora scende fino a valle passando per gallerie e cascate, in un percorso serpentino che domina la vallata di Flåmsdalen. Il treno fa anche delle fermate permettendo ai passeggeri di ammirare questi posti incantati, come quando rallenta e si ferma di fronte all’imponente cascata di Kjosfossen. Sorridiamo quando scorgiamo nei pressi della cascata una donna vestita da fata mentre balla con in sottofondo una melodia celtica.
Il treno riparte e in pochi minuti raggiungiamo il piccolo paese di Flåm, all’interno del fiordo di Aurlandsfjorden, il ramo più interno del Sognefjiord, il più lungo e profondo del mondo, che si addentra per 204 km e ha pareti di 1400 metri. 
L'aria è fresca, pulita. Il porticciolo brulica di turisti che come noi sono in attesa di salire sulla nave con cui poco dopo inizia la nostra crociera all’interno dei fiordi, tra paesaggi stupendi, decine di cascate, montagne maestose, cime innevate e sperduti villaggi dalle casette variopinte. Navighiamo lungo il fiordo di Aurlandsfjorden per poi entrare nel Nærøyfjord, il braccio più stretto del Sognefjiord.
Si vedono le foche, l’aria è fredda, ma ci imbacucchiamo e sfidiamo il vento che comunque non ci impedisce di gioire di queste meraviglie della natura. Infine arriviamo al piccolo paese di Gudvangen, dove saliamo sul pullman che lascia il fiordo salendo per una strada ripidissima dominando la vallata, tra cascate e boschi. Dopo circa un'ora arriviamo a Voss per prendere il treno che ci conduce in un’altra ora a Bergen.
Un viaggio lungo, ma molto bello che ci ha permesso di vedere paesaggi meravigliosi nel cuore della Norvegia.

Arrivati alla stazione di Bergen verso sera raggiungiamo il nostro albergo trascinando sfiniti i bagagli attraverso tutto il paese. Ma non cediamo. In un attimo siamo di nuovo in giro, pronti a fare una bella passeggiata al tramonto (e che tramonto) nella zona del Molo Anseatico, Bryggen, e del porto, tra gli antichi edifici color pastello con i caratteristici tetti a punta, davvero incantevoli.
La notte pare non arrivare, infatti qui fa buio molto tardi.

Il giorno seguente ci addentriamo tra i vicoli di Bryggen e poi al Mercato del Pesce, dove ragazzi italiani e spagnoli, che lavorano qui per l’estate, ci fanno assaggiare i gamberetti, il salmone, il caviale e la carne di balena condita con olio e limone.
Con la funicolare, Fløibanen, saliamo sul monte Fløien (320m) da dove si gode di una panoramica fantastica sul fiordo di Bergen. Vediamo un enorme e simpatico troll in legno messo a guardia del parco giochi per i bambini. In Norvegia si vedono statue di troll un po' dappertutto. Sono un simbolo di questo paese, e nonostante la loro bruttezza, sono simpatici da vedere. Tornando giù al porto ci troviamo accerchiati dai gabbiani mentre cerchiamo di consumare il nostro pranzo a base di panino con gamberetti e salmone, una prelibatezza.
Nel pomeriggio passeggiamo tra le strade di Bergen, lungo il viale Torgalmeningen fino alla chiesa Johannes kirken, quindi di nuovo verso Bryggen, fino alla chiesa Maria kirken e alla fortezza Bergenhus con la Torre di Rosenkrantz, di fronte al porto con i pescherecci e le grandi navi da crociera.

La sera la luce del tramonto dona un fascino particolare al molo anseatico e mentre ci sbizzarriamo a fare fotografie ci accorgiamo che alle nostre spalle fa la sua comparsa un grande arcobaleno. Verso il mare il cielo diventa color porpora mentre all’interno i monti si tingono di rosa: spettacolare! 

Prima di lasciare Bergen per recarci all'aereoporto ci concediamo un ultimo giro tra la zona universitaria, il giardino botanico, e il laghetto Lille Lungegardsvann.

Quest'angolo di Norvegia ci ha entusiasmato: la natura selvaggia e rigogliosa, la maestosità dei fiordi, la bellezza di Bergen, i colori, i tramonti e quell'aria fresca e pulita sul viso...
Certo è che abbiamo ancora tanto da scoprire di questa terra meravigliosa, la risalita dei fiordi fin su a Capo Nord ci attende.



domenica 27 luglio 2014

Sognando di fare due passi in un quadro di Charlotte Bird



La notte è buia e silenziosa. Nel sonno sento una voce, un debole lamento, o forse un canto, dolce seppure malinconico. Mi alzo, cammino in punta di piedi per non far rumore. Apro la finestra che dà sul cortile.
Una pallida luce rischiara la stanza, incredulo osservo uno spettacolo meraviglioso, mentre la cantilena aumenta di tono, rimbombando nelle mie orecchie. Mi sento rapire, la mente vacilla, gli occhi vedono, ma stentano a credere. Il cuore palpita per l'emozione, sicuramente sto sognando. O forse no. Il giardino in cui sono cresciuto fin da bambino non c'è più, la mia casa si sgretola in minuscoli frammenti che come particelle di polvere fluttuano e svaniscono nell'aria. 
Mi ritrovo in un bosco, per la paura mi nascondo dietro a un cespuglio, e osservo, incredulo e frastornato. 

La luna pare adagiata in un prato. E' enorme, perfettamente tonda e luminosa. La sua luce illumina il cielo stellato, sfumandolo tra l'indaco e il turchese. Un laghetto riflette il suo bagliore rischiarando a sua volta il bosco, le foglie luccicano sugli alberi, mentre fiori dai petali bianchi e violacei paiono danzare nella notte. Poco in là vedo una grossa rana che porta una corona, come nelle fiabe in cui una strega malvagia riduce un bellissimo principe in un rospo raccapricciante. Se ne sta lì immobile, mi pare di udire il suo gracidare, in attesa del bacio di una principessa che lo viene a salvare.
L'aria è colma di magia, l'emozione è grande quando da una barca nel laghetto vedo scendere una fata dalle movenze così aggraziate che mi sento precipitare. Davanti a sé compare un piccolo gnomo che si mimetizza in un lungo mantello rosso. Indossa un cappello appuntito e porta sulla spalla un sacco infilato in un bastone, come se stesse affrontando un lungo viaggio. Scorgo pure una lepre che porge le lunghe orecchie nell'ascolto della soave melodia intonata dalla fata, che pare danzare come una nobile dama. La dolce creatura indossa una lunga veste dorata, i capelli castani, lunghi e ondulati le cascano sulle piccole spalle, da dove spuntano coppie di ali leggere e candide, pennellate di macchie brune. 
Non riesco a scorgere i loro volti, procedono lentamente, ma rivolgendomi sempre le spalle. Ora osservo meravigliato e non più impaurito. Camminano verso la luna che nella sua maestosità sembra che li stia attirando a sé avvolgendoli nella sua luce ambrata.

Chiudo gli occhi, cado in un sonno profondo. Al mio risveglio ricordo perfettamente ciò che mi è accaduto quella notte. Sorrido, alzo gli occhi verso la finestra e quando mi avvicino posso constatare che il giardino della mia infanzia è sempre lì, mentre accanto sulla parete, c'è un dipinto comprato anni or sono in un'antica bottega che vendeva oggetti e quadri meravigliosi, appartenenti a quel mondo fantastico che ho sempre sognato. Un mondo popolato da fate e elfi, da creature bizzarre e gentili allo stesso tempo, avvolte nell'armonia della natura che le circonda. Vorrei richiudere gli occhi per poter godere ancora un istante di quel mondo incantato.

Chissà, forse una notte mi ritroverò anch'io avvolto in quel lungo mantello rosso, con una bisaccia sulla spalla, accompagnato da una splendida fata e dalle creature del bosco, in viaggio verso la luna.

mercoledì 23 luglio 2014

Estate con il singhiozzo, ombrello o ombrellone?



L'estate è arrivata, siamo quasi a fine luglio, quindi potremmo dire che siamo nel pieno della stagione estiva.
Beh... più o meno. Dopo la settimana di afa e caldo africano in cui abbiamo letteralmente sudato verso la metà di giugno, l'estate si è presentata in diverse regioni italiane con il... singhiozzo. Già, perché oltre a qualche giornata soleggiata e anche piuttosto calda non sono mancate le piogge e i temporali.
E qui spesso ci si divide:
"Meglio, quando piove rinfresca..."
"Sì, però l'estate dura così poco, anche se fa un po' di caldo che male c'è..."
"Visto che sono a lavorare può anche piovere..."
"Nel week-end però io vorrei andare a prendere il sole..."
"Ma troppo caldo non va bene, non si riesce a dormire..."
"Cosa vuoi che sia una settimana di caldo, si sopporta..."

Insomma, c'è sempre qualcuno che predilige un po' di frescura anche in estate e altri che invece apprezzano quando l'estate "fa sul serio". Finora sono i primi a essere accontentati, l'estate infatti non concede lunghi periodi di tempo sereno e stabile. Nelle ultime settimane ha piovuto spesso, a volte facendo precipitare le temperature con valori intorno a quelli autunnali, specie nel centro-nord dell'Italia. Non sono mancate le grandinate, gli allagamenti, le raffiche di vento e le piogge quasi "monsoniche". Le notti sono state rischiarate spesso dai lampi, mentre i tuoni squarciavano il sonno dei più sensibili. Chi non ha sorriso beffardamente nel proprio letto rannicchiandosi sotto le lenzuola? Certo è che al mattino il sorriso di molti non si è visto, soprattutto di quelli che durante una delle tante giornate di pioggia si trovavano al mare, in montagna, o comunque in un qualsiasi posto, magari durante le agognate ferie, in attesa che uscisse il sole. Ora non ci resta che aspettare.

Cara estate, che hai deciso di fare da qui in poi? Il mese di agosto, storicamente di ferie per la maggior parte degli italiani, lo accoglierai a suon di tempeste o lo brucerai sotto un sole cocente? Staremo a vedere.
Gli anni scorsi abbiamo affrontato le influenze dell'effetto del Nino, con le ondate di caldo africano curiosamente ribattezzate dai meteorologi con nomi quali Scipione, Caligola, Annibale, Nerone, Caronte, Minosse, e molti altri, con temperature che hanno sfiorato se non superato i 40°. Chissà se dovremo prepararci a difenderci dall'attacco di un altro di questi temibili personaggi, o se continueremo a passeggiare con l'ombrello pensando di essere già in autunno, mentre pure la neve imbianca qualche alta cima delle Alpi.

Comunque vada l'estate è sempre una stagione meravigliosa, sinonimo di vacanza, di cene all'aperto, di divertimento. Gli odori e i sapori dell'estate sono unici, quindi sole o pioggia, ombrello o ombrellone, lasciamoci cullare dalla sua magica atmosfera.

martedì 15 luglio 2014

Key West, il mito dei pirati e i suoi magnifici tramonti



Lasciata Miami iniziamo a percorrere la Overseas Highway, la strada numero “1”, quella che attraversa le numerose isole Keys per ben duecento miglia. Attraversiamo l’isola di Key Largo, Islamorada, Long Key, il Seven Mile Bridge (il ponte lungo 11 chilometri) e Bahia Honda fino ad arrivare a Key West. Attorno a noi il mare assume le più svariate sfumature, azzurre e verdi, dovute al fondale algoso che purtroppo non ci permette di fare il bagno vicino alla costa.

Il caldo afoso e umido ci impedisce di godere della prima passeggiata lungo la vecchia Key West, tra la casa rossa del municipio con la statua di Truman che balla con la moglie lungo la Caroline Street e la zona residenziale costituita da antiche case bianche tipiche degli stati del sud in Front Street. Qui si trova anche la Little White House, la piccola Casa Bianca che ospitò il presidente Truman. Dopo un bagno rigenerante nella piscina dell'hotel torniamo nella cittadina percorrendo la Duval Street con i suoi locali come il Captain Tony’s e lo Sloopy Joe’s (dove si recava sempre Hemingway) oltre alle case colorate in stile caraibico. Pare di tornare indietro nel tempo, quando l'isola era frequentata dai pirati che infestavano il mare dei Caraibi. Alla fine di Duval Street raggiungiamo il famoso Southernmost Point of USA, un colorato pilastro in cemento che indica il punto più a sud degli Stati Uniti, lontano 90 miglia da Cuba. Scrutiamo l'orizzonte, in cerca di quella terra combattuta e affascinante allo stesso tempo, da dove molti cubani fuggivano dal regime e dalla dittatura a nuoto o con piccole imbarcazioni per raggiungere il suolo americano, approdando proprio alle isole Keys. 
Verso sera ci concediamo un tipico “mojito”, il cocktail di Hemingway tanto famoso da queste parti. Quindi andiamo di corsa in Mallory Square, la piazza di Key West affacciata sul mare, dove ogni sera avviene la Sunset Celebration, ovvero l’attesa del tramonto che sfocia in un applauso di tutti i presenti quando il sole cala nelle acque del Golfo del Messico. Il cielo è incredibile, assume sfumature gialle, rosse e viola, i colori del tramonto paiono danzare nel riflesso che creano nel mare. Lo spettacolo è magnifico e davvero appagante. 

Una volta che il sole è tramontato la piazza si accende dei fuochi dei giocolieri che danzano tra torce e fiamme. Cala la notte, cresce la musica dei locali e dei pub dell'isola. Torniamo sulla Duval colorata e illuminata, entriamo in una casa coloniale trasformata in un ristorante americano per una cena a base di cheeseburgher e insalata di pollo. Passeggiamo lungo il porticciolo rischiarato dalla luna, con i numerosi ristoranti affacciati su moli “pirateschi”. Ci imbattiamo in strani personaggi, forse discendenti di ex galeotti o pirati, come il motociclista con la barba folta che ci saluta tenendo un pappagallo sulla testa o i due vecchi hippie del New Jersey con cui discutiamo di tatuaggi e elfi.

Key West è un'isola curiosa, completamente trasformata con l'arrivo dei turisti, ma che non ha perso il suo antico fascino, con taverne un tempo frequentate da corsari e filibustieri, oltre allo spettacolo del sole che tramonta nel mare tingendo il cielo come se fosse un magnifico quadro d'autore.

sabato 12 luglio 2014

Vita da camping



L'arrivo in un campeggio ha sempre il sapore dell'inizio di una piacevole avventura. Sbrigate le formalità relative all'accesso, comincia la ricerca della piazzola perfetta, l'angolo giusto dove piazzare la tenda, la roulotte o il camper. 
"Qui va bene, c'è più ombra..."
"Forse però quella è più spaziosa..."
"Ma in quest'altra ci sono più alberi, ci possiamo attaccare l'amaca..."
"Sì, però qui siamo più vicini al mare..."

All'arrivo in un campeggio, che sia al mare, al lago o in montagna, si va sempre alla ricerca di quel pezzettino di terra ideale, la scelta diventa fondamentale per poter trascorrere la propria vacanza come si desidera. A una prima occhiata le piazzole sembrano tutte uguali, ma per un campeggiatore ogni dettaglio è importante. C'è chi preferisce stare vicino alle zone comuni, quali market, toilette o piscine. Oppure chi preferisce essere più isolato, chi non teme il sole e chi invece vuole stare completamente all'ombra degli alberi per avere più fresco possibile.

Ogni volta mi viene in mente una scena del bellissimo film "Cuori ribelli" con Tom Cruise e Nicole Kidman, quando sono nell'Ovest americano ai tempi dell'arrivo dei primi pionieri. L'assegnazione dei terreni è una vera e propria gara, all'alba in centinaia corrono con carri e cavalli per miglia e miglia, fino a raggiungere il proprio lotto dove piantare la bandierina e gridare di gioia, lì costruiranno la loro casa e il loro futuro. 
La scelta della piazzola di un campeggio non è certo la stessa cosa, ma con un po' di fantasia e per chi ama sognare, dire "ok, questa va bene!" è un momento speciale.

Quindi ci si mette subito al lavoro. Teli, tende e picchetti, caravan o roulotte. In poche ore il terreno che prima era spoglio comincia a prendere forma, e a opera completata ci si sofferma a contemplare la nuova "casa". C'è chi si accontenta del poco necessario, c'è chi si concede qualche comodità in più. E' divertente passeggiare in un campeggio curiosando gli alloggi degli altri, si scoprono cose nuove e a volte bizzarre, ma è giusto che ognuno si sistemi come meglio creda, sempre nel rispetto delle altre persone e della natura circostante. Si vedono sventolare bandiere tedesche, danesi, norvegesi, olandesi, belghe e svizzere. Ci sono molti stranieri oltre a noi italiani. Quindi si ha la possibilità di vedere in un colpo solo come si comportano persone di nazionalità diverse che si ritrovano nella stessa situazione. C'è chi arreda la roulotte o la tenda decorandola con vasi e fiori, o con file di lampadine colorate da accendere la sera. C'è chi ha il frigo, la televisione, e chi no. Si vedono tende piccole dove ci si può dormire da soli o in due, altre invece sono così grandi da poter ospitare intere famiglie. Ci sono roulotte attrezzate dove poter trascorrere tranquillamente qualche settimana di vacanza, ma anche caravan giganteschi e super moderni che potrebbero essere delle vere e proprie abitazioni sulle ruote.

All'ora di pranzo o verso cena l'aria si riempie dei profumi della carne alla griglia, gli uomini si scatenano ai barbecue, mentre le donne cucinano pasta o verdure e imbandiscono la tavola.
Le sere d'estate sono fresche nella pineta del campeggio, ideali per sorseggiare una birra o un buon bicchiere di vino in compagnia e al chiarore della luna. Si canta, si balla e si fa festa. Poi la notte scivola via silenziosa, si odono solo i rumori del bosco.
Un gufo appollaiato sull'albero spalanca gli occhi nel buio, emette il suo cupo richiamo prima di spiccare il volo e scomparire nell'ombra. Inizialmente chi se ne sta appisolato nel proprio sacco a pelo o sotto le coperte tende l'orecchio a ogni minimo rumore, strane storie vengono alla memoria, favole ascoltate da bambini o film visti al cinema. Un ramo secco che si spezza, una pigna che cade a terra, il fruscio delle foglie. Si sgranano gli occhi, forse è un orso affamato, un cinghiale impazzito, una strega cattiva! 
In realtà è un riccio che passeggia indisturbato, un uccello notturno che gode della propria libertà nel campeggio addormentato, o un semplice rumore del bosco. Presto ci si fa l'abitudine. Il campeggio è avventura, divertimento, ma ci vuole anche un po' di spirito di adattamento oltre alla disponibilità a darsi da fare e a contribuire.

All'alba sorge il sole, il campeggio si sveglia, si sentono i primi rumori dell'attività quotidiana, le zip delle tende e le porte dei caravan che si aprono, i passi delle persone, il pianto di un neonato, il rumore di una tazza o il tintinnio di un cucchiaio, il profumo del caffè. E' un nuovo giorno. 
Esco dalla tenda, mi sgranchisco le ossa, inspiro a fondo la freschezza del bosco mentre mi invade il dolce profumo delle brioche appena comprate dal vicino alla forneria del campeggio. Mi guardo attorno, siamo in vacanza, la pelle abbronzata, fa caldo, uomini a torso nudo, donne in costume, bambini che corrono. Mi sento come un pellerossa nel suo villaggio, accendo il fornelletto a gas come se fosse il fuoco sacro. L'ombrellone per la spiaggia è il mio totem, il martello con cui sistemo i picchetti è il mio tomahawk. Prendo il cavallo e vado a lavarmi nel ruscello... Scherzo, vado in bagno e dopo una bella doccia torno in me stesso!
Con la mia famiglia raggiungiamo i nostri amici sistemati poco più in là, pronti a trascorrere una nuova giornata insieme. Ci godiamo la morbidezza della sabbia, l'odore del mare, la freschezza e il divertimento delle piscine. Mangiamo squisite prelibatezze, chiacchieriamo allegramente, i bambini corrono spensierati e felici. Il campeggio è anche questo, semplicità.

Quando arriva il momento del commiato, seppur triste e malinconico, desideriamo che sia un arrivederci. A presto quindi, alla prossima avventura.

giovedì 10 luglio 2014

La finale dei mondiali è Germania-Argentina



La finale dei mondiali è Germania-Argentina. Come già accaduto nel 1986 in Messico dove vinse la nazionale argentina guidata da Maradona e nel 1990 in Italia dove a esultare furono i tedeschi con campioni del calibro di Rudi Voeller, Klinsmann, Brehme e Matthaus. Ora la storia si ripete. Chi vincerà la finale in Brasile? La Germania parte favorita dopo la dimostrazione di potenza inflitta a un Brasile annichilito, sgretolato 7-1 in una semifinale storica, in quanto nessuno poteva aspettarsi un risultato simile, costato ai padroni di casa l'accesso alla finale. Muller e Klose sono macchine da gol formidabili, del resto tutta la squadra gioca un bel calcio e a ogni torneo non delude le aspettative. Lo dimostra il fatto che la Germania si qualifica alle semifinali di un mondiale da quattro competizioni consecutive. Finalista nel 2002 in Corea e Giappone, dove perse contro il Brasile di Ronaldo, terza sia nel 2006 in casa propria che nel 2010 in Sudafrica, e ora di nuovo in finale. L'Argentina in questi ultimi anni non è mai riuscita ad agguantare le semifinali, ma ora arriva in finale esattamente come nelle notti magiche di quell'estate italiana dove venne sconfitta proprio dalla Germania. 

Sulla carta quindi i tedeschi meriterebbero la vittoria, ma Messi e compagni gli daranno filo da torcere. Il calcio tedesco è potenza, tecnica, precisione. Quello argentino è classe, tenacia, magia. Entrambe le nazionali vogliono alzare al cielo la coppa del mondo. Se la Germania può dunque apparire più forte, dalla sua l'Argentina ha la possibilità di vincere in casa dei brasiliani, acerrimi nemici calcistici e non solo. Ecco dunque che sarà sfida vera. Due squadre avversarie che lotteranno fino alla fine, due popoli che vivranno l'emozione incredibile di una finale di coppa del mondo.

L'intero pianeta starà a guardare in attesa di sapere chi sarà il vincitore, mentre il web si scatena sull'esito di questo confronto. Chi vincerà? La poesia dei fuoriclasse argentini o la bravura degli attaccanti tedeschi? Esulterà ancora Maradona, o verrà sbeffeggiato dalla signora Merkel pronta a volare in Brasile? 
E ancora, Papa Francesco guarderà la partita della sua Argentina insieme all'emerito Papa tedesco Benedetto XVI? Oppure si telefoneranno per i reciproci auguri prima del fischio d'inizio e poi a fine gara per congratularsi o magari discutere dell'andamento della partita? Bergoglio è noto per la sua passione sportiva, tifoso della squadra argentina del San Lorenzo, e anche Ratzinger si è rivelato essere tifoso oltre che socio onorario del Bayern Monaco.

Comunque vada, vinca la nazionale migliore. Nel musical Evita Peron cantava "Don't cry for me, Argentina" dal balcone della Casa Rosada. I tifosi di Buenos Aires domenica sera vorrebbero versare molte lacrime, ma di gioia.
A Berlino invece in milioni canteranno a squarciagola l'inno patriottico Das Lied der Deutschen, o Deutschlandlied, il Canto dei tedeschi, pronti a esultare per i gol dei propri connazionali.
Aspettando l'attesissima finale non ci resta altro che augurare a entrambe le squadre di vincere, anche se solo una potrà davvero alzare la coppa al cielo. 

lunedì 7 luglio 2014

Il fascino di Stoccolma



In una fresca mattina d'estate arriviamo all’aeroporto Arlanda di Stoccolma, dove prendiamo il treno Arlanda Express per raggiungere il centro della capitale svedese. Il nostro hotel si trova nella zona commerciale vicina a Hötorget, in posizione favorevole per muoversi tranquillamente a piedi. Stoccolma è costruita su numerose isole, raggiungibili a piedi o in battello. Visitiamo subito la piazza di Sergelstorg prima di raggiungere l’isola di Gamla Stan, la città vecchia, che sorge tra le acque del Lago Mälaren e quelle del Mar Baltico. Passeggiamo tra il Riksdagshuset (il Parlamento, che sorge in realtà sulla piccola isola di Helgeandsholmen), il Riddarhuset (Casa della Nobiltà), la Storkyrkan (Cattedrale), la Stortorget (Piazza Grande) con le bellissime case colorate, i tetti a punta e il Börshuset, l’antico palazzo della borsa. Passato il ponte, sull’isola di Riddarholmen vediamo la Riddarholms kyrkan (Chiesa dell’isola dei Cavalieri, molto bella) e Wrangelska palaset, antica residenza della famiglia reale. L'impatto con la capitale svedese è positivo, Stoccolma è affascinante, colorata e ci cattura all'istante. Ci rilassiamo sedendoci sul Evert taubes terrass, una sorta di molo di fronte al lago Mälaren, ad osservare il lago e il cielo nuvoloso, con di fronte Stadshuset, il Municipio, e dall’altra parte il viale Söder Mälarstrand. L’aria è fredda, qui spesso il cielo si rannuvola piovendo all’improvviso, poi altrettanto rapidamente torna a splendere il sole. Verso sera attraversiamo Kungliga Slottet, il Palazzo Reale, fino al viale Skeppsbron che costeggia le acque del lago mescolate a quelle del Baltico. Da qui si vede il National Museum e più in là l’isola di Skeppsholmen. Attraversiamo il ponte Strömbronper per raggiungere la zona del Kungstradgarden, un'area stracolma di giovani radunatisi qui per un festival della musica. Lì accanto sorgono l’Operan, l’Opera appunto, e la chiesa Jakobs kirka, oltre alla piazza Gustav Adolf Torg. Ormai è sera, le gambe cedono, così decidiamo di rientrare verso l'albergo dove crolliamo sfiniti.

Il mattino seguente, dopo una bella colazione dove assaggiamo aringhe e salmone affumicati, andiamo nuovamente a Gamla Stan per vedere l’interno della Cattedrale, un po’ spoglia e deludente. Quindi visitiamo la Tyska kyirkan (Chiesa Tedesca) e il vicolo più stretto della città, Mårten Trotzigs gränd, vicino a Järntorget, la Piazza del Ferro. Ritornando verso la zona del Palazzo Reale, ci imbattiamo nella Finska Kyrkan, (Chiesa Finlandese), con la piccolissima statua di Järnpojken. Con il battello preso lungo il viale Skeppsbron, vicino al Palazzo Reale (bella la vista sul viale Strandvägen e sull’isola di Skeppsholmen) raggiungiamo l’isola di Djurgården, dove entriamo nel Vasamuseet, il Museo del Vasa, un bellissimo galeone affondato nel 1628 nelle acque di Stoccolma.
Per pranzo un hot-dog e via di nuovo passeggiando tra il Museo Nordico (Nordiska museet), il Museo della Biologia (Biologiska museet) e lo Skansen, museo all’aperto di edifici tipici svedesi. Quindi raggiungiamo il Tivoli Gröna Lund, il luna park di Stoccolma, dove ci divertiamo tra le giostre e molte altre attrazioni come la casa degli specchi.
Sempre con il battello rientriamo al molo di Gamla Stan. Che freddo e che pioggia! Sul battello ci forniscono alcune coperte e le usiamo per ripararci. Ripercorriamo l’isola di Riddarholmen, di fronte al Municipio e al lago, prima di cenare con un piatto di lasagne simili a mattonelle. Il cibo qui non è dei migliori, e non lo sono nemmeno i prezzi. Come in tutto il nord Europa la vita costa più che da noi. Percorrendo Kungsgatan, con le due Torri Reali Kungstornen, sotto la pioggia, e passando per la piazza Stureplan, torniamo verso l’hotel passando anche per Hötorget, la Piazza del Fieno, con il Palazzo dei Concerti, Konserthuset, dove ogni anno si svolge la cerimonia dei premi Nobel.

Il giorno dopo andiamo al Municipio, Stadshuset. Finalmente è tornato il sole, ma l’aria è molto fredda. Dopo un po’ di coda all'ingresso, riusciamo a entrare nella torre, dove saliamo le scale molto strette e tortuose. Da lassù si gode di una bellissima vista panoramica della città.
Torniamo poi verso Riddarholmen e Gamla Stan dove con la metro si può raggiungere l’isola di Södermalm. Scesi nella piazza Medborgarplatsen raggiungiamo la chiesa di Katarina Kyrka. In fondo al viale Götgatan si vede l’enorme sfera di Götemalmholm, uno stadio per concerti e manifestazioni. Verso sera andiamo a cena a Gamla Stan in un pub irlandese. Tornando nuovamente in piazza Stortorget percorriamo i viali interni di Österlånggatan e Västerlånggatan, dove in Köpmantorget incontriamo la statua in bronzo di San Giorgio e il drago (copia di quella in legno vista all’interno della cattedrale).

Mentre alcune mongolfiere volano proprio sopra di noi, il cielo di Stoccolma ci regala un bellissimo tramonto. Entusiasti e con un pizzico di malinconia salutiamo questa magnifica città che abbiamo girato in lungo e in largo, lasciandoci travolgere dalla sua bellezza. Sicuramente ci torneremo, magari in inverno, quando Stoccolma si copre di quella candida coltre bianca che la rende ancora più suggestiva. Certo ci sarà da sfidare un freddo pungente e non basterà una semplice coperta come quella del battello preso a Djurgården.

mercoledì 2 luglio 2014

Le orche e gli animali marini di Seaworld in Florida



Arrivati nella città di Orlando ci siamo recati direttamente a Seaworld, il più famoso parco di attrazioni marine della Florida.
Subito ci siamo avventurati tra fenicotteri, pellicani e tartarughe marine. Il primo spettacolo a cui abbiamo assistito è stato il Blu Horizons al Whale & Dolphin Theatre, con delfini, piccole balene e molti uccelli tra cui pappagalli e condor. Molto bello e colorato, sia lo stadio che lo show. Poi siamo saliti sulla barca di Atlantis, da dove siamo scesi completamente fradici dopo onde, schizzi d’acqua e la folle discesa nella cascata. Con il caldo soffocante almeno ci siamo rinfrescati! Quindi ci siamo recati allo Shamu Stadium, l’enorme stadio delle orche, per lo Shamu Believe, uno spettacolo stupendo con due orche cavalcate dagli acrobati e con l’incredibile orca gigante invocata dal pubblico a gran voce («shamu! shamu!»). Con la coda ha sollevato onde enormi dalla vasca "allagando" le prime file dell'arena. Completamente fradici siamo andati a vedere le vasche con i pesci tropicali (abbiamo accarezzato le razze) e poi abbiamo dato da mangiare ai leoni marini nel Pacific Point Preserve. Qui oltre ai tanti esemplari che emettevano richiami assordanti c’erano anche diversi uccelli tra cui gli ibis e gli aironi. 
Il terzo spettacolo è stato al Sea Lion & Otter Stadium, teatro a forma di galeone dove alcuni acrobati vestiti da pirati giocavano con due leoni marini e un grosso tricheco, oltre ad un simpatico furetto. Siamo entrati poi nel Wild Artic, dove dopo un cinema in 3D su un elicottero tra i ghiacci abbiamo visto le vasche con i trichechi (che denti e che stazza!), l’orso polare e altri mammiferi dei mari artici. Nel Shark Encounter invece vi erano numerosi squali, pesci sega, barracuda e nel Penguin Encounter tanti pinguini. Abbiamo visto anche gli alligatori, la vasca dei manatee (animali marini enormi e tozzi) e nel Dolphin Cove i delfini. Nel Dolphin Nursery c’era perfino un delfino piccolo che nuotava con i suoi genitori! Alla sera, per concludere alla grande, spettacolo finale nuovamente allo Shamu Stadium, lo Shamu Rocks, con le evoluzioni delle orche accompagnate da musica rock: da brividi!