mercoledì 11 novembre 2015

L'estate di San Martino



L'11 novembre si celebra San Martino, e con il nome "estate di San Martino" si indica il periodo autunnale in cui, dopo i primi freddi, si verificano condizioni climatiche di bel tempo con temperature piuttosto miti. 
Mai come quest'anno questo periodo coincide proprio con il perdurare dell'anticiclone che da parecchi giorni sta interessando l'Europa e la nostra penisola con generale assenza di precipitazioni e cielo limpido.

Il nome ha origine dalla tradizione del mantello, secondo la quale Martino da Tours (San Martino), entrato nell'esercito e inviato in Gallia, nel vedere un mendicante seminudo patire il freddo durante un acquazzone, gli donò metà del suo mantello; subito dopo, il cielo si schiarì e la temperatura si fece più mite. La notte, Martino vide in sogno Gesù, rivestito della metà del suo mantello militare, che diceva ai suoi angeli: “Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato. Egli mi ha vestito”. Martino, allora, risvegliatosi, trovò il suo mantello integro. Il sogno ebbe un tale impatto su di lui che, già catecumeno, venne poi battezzato la Pasqua seguente, divenendo cristiano.


Per celebrare l'estate di San Martino rileggiamo insieme due famose poesie di Giosuè Carducci e Giovanni Pascoli.


San Martino (Giosuè Carducci)

La nebbia a gl'irti colli
Piovigginando sale, 
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;

Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de' tini
Va l'aspro odor de i vini
L'anime a rallegrar.

Gira su' ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l'uscio a rimirar

Tra le rossastre nubi
Stormi d'uccelli neri,
Com'esuli pensieri,
Nel vespero migrar. 


Novembre (Giovanni Pascoli)

Gèmmea l'aria, il sole così chiaro 
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore, 
e del prunalbo l'odorino amaro 
senti nel cuore...
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante 
di nere trame segnano il sereno, 
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante 
sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate, 
odi lontano, da giardini ed orti, 
di foglie un cader fragile. È l'estate, 
fredda, dei morti.

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